Chiesa di San Silvestro o dei Disciplini


La chiesa romanica di San Silvestro, o dei Disciplini della santa Croce, si affaccia sul lato settentrionale dell’area sacra della pieve di Sant’Andrea.

È probabile che in epoca bassomedievale la chiesa facesse parte di un complesso di più edifici, di proprietà dell’episcopato di Brescia, e che fosse la cappella privata del vescovo durante i suoi soggiorni a Iseo. Nel Designamentum terrarum (inventario delle terre) del 1296, contenuto nei Registri della Mensa Vescovile di Brescia, la chiesa è infatti citata con una magna domus e una turris. I resti delle facciate di questi palazzi in pietra squadrata si trovano di fronte alla chiesa, sul lato ovest, e conservano due portali, uno dei quali ha ancora l’arco a pieno centro originario. Il palazzo più recente venne costruito dopo il 1150: lo confermerebbe il ritrovamento, nella fondazione del muro, di una moneta della zecca cremonese risalente al periodo tra il 1150 e il 1250.

La chiesa fu sede della confraternita dei Disciplini della santa Croce dal XVI secolo fino al 1797, quando la confraternita fu soppressa. Nel XX secolo la chiesa sconsacrata divenne magazzino e poi falegnameria. Oggi è aperta solo a fini turistici.

San Silvestro mostra con evidenza la struttura romanica: paramenti murari realizzati con conci ben ripianati in pietra calcarea, messi in opera a corsi orizzontali di varia altezza. L’abside semicircolare è scandita, nella fascia inferiore duecentesca, da lesene verticali in tre specchiature, ciascuna dotata di una monofora e decorata superiormente da archetti ciechi poggianti su peducci a mensola. Una lesena divide il lato nord in due parti nelle quali si aprono finestrelle centinate; il prospetto sud è invece coperto dalla palazzina che fu addossata alla chiesa nel XVII secolo e ampliata nel XVIII. Questo edificio fu costruito per permettere ai Disciplini di assistere alle funzioni grazie ad un’apertura al primo piano, oggi tamponata.

La chiesa è ad aula unica, orientata est-ovest, e formata da due locali sovrapposti edificati contestualmente. L’inferiore era posto alla quota del piccolo cortile antistante i palazzi vescovili, il superiore, adibito a chiesa vera e propria, era a livello del sagrato della pieve.

Proprio sul sagrato si apriva l’ingresso romanico costituito da un portale con cornice trilitica, visibile all’interno della palazzina dei Disciplini. Il livello della piccola corte antistante il lato ovest fu successivamente sopraelevato interrando la porticina di accesso al vano sotterraneo e realizzando l’attuale portale d’ingresso datato alla seconda metà del XVI secolo.

L’ambiente inferiore dal 1647 venne chiamato il Carnerio perché vi vennero trasportate, attraverso una botola nel pavimento della chiesa superiore, i resti di coloro che erano morti di peste nel 1630.

Nel XVIII secolo la chiesa fu sopraelevata e rifatta l’intera copertura.

All’interno l’elemento più significativo è la Danza macabra, rinvenuta nel 1985 lungo la parte inferiore dell’abside. Il dipinto bruno e ocra, mutilo alle estremità, fu realizzato tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI, coprendo due più antichi interventi pittorici. Il soggetto è da mettere in relazione alle opere di misericordia cui si dedicavano i Disciplini, in particolare la preparazione cristiana alla morte e le esequie.

Otto riquadri, incorniciati da colonnine tortili e archetti a tutto sesto ribassato, mostrano un cadavere danzante accompagnare vari personaggi suddivisi in base alla classe sociale. Gli scheletri presentano tracce di vandalismo: gli occhi sono stati scavati per eliminarne lo sguardo.

L’affresco fu eseguito in una sola giornata e probabilmente la fonte principale dell’anonimo artista furono le incisioni raffiguranti una danza macabra des hommes e des femmes nel Livres d’Heures à l’usage de Rome, stampato nel 1488 da Philippe Pigouchet. Rimase visibile per pochi anni: venne coperto da uno strato di calce forse in seguito a un’epidemia di peste.

Alla seconda metà del XVII secolo risalgono il Ritrovamento della vera Croce nel catino absidale e il Battesimo di Costantino sulla volta dell’aula.

 

Andrea Valsecchi

Per saperne di più:

BREDA A., Valsecchi A., Il volto urbano di Iseo, in Bino T. et aliiIseo e le Torbiere, Brescia 1990, pp. 23-29.

SINA F., La danza macabra in S. Silvestro, in Bino T. et aliiIseo e le Torbiere, Brescia 1990, pp. 30-31.

Archeologia urbana in Iseo, a cura di U.S.P.A.A.A., Rodengo Saiano 1993, pp. 31-41.

SINA F., L’impiego delle pubblicazioni a tema macabro d’oltralpe quale fonte d’ispirazione nell’arte italiana del XV e XVI secolo: la “Danza Macabra” in San Silvestro ad Iseo, in Noi spregieremo adunque li denari: danze macabre, trionfi e dogma della morte, a cura di M. Scandella, R. A. Lorenzi, G. Ferri Piccaluga, G. Martinenghi Rossetti, L. Moreschi, F. Sina, Pisogne 2002, pp. 57-66.

BURLOTTI A., Valsecchi A., La Disciplina della Santa Croce, Chiesa di S. Silvestro, Iseo, in Le discipline del Sebino: tra Medioevo e età moderna, Brescia 2004, pp. 130-136.

VALSECCHI A., Archeologia urbana in Iseo, in Casa abitationis nostre: archeologia dell’edilizia medievale nelle province di Bergamo e Brescia, atti del seminario di studi, Brescia, 8 giugno 2009, a cura di M. Sannazaro e D. Gallina, Bergamo 2011, pp. 154-157.

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