Cappella di San Rocco
La piccola cappella dedicata a S. Rocco sorge sul sagrato della Chiesa Parrocchiale di Villongo S. Filastro, dietro l’abside, in quello che un tempo era il cimitero della stessa. Si tratta di un’edicola aperta, chiusa da due parti: nel lato sud dove è posto l’altare e nel lato est dove un muro la separa dalla strada. Gli altri due lati sono aperti e poggiano, con archi a tutto sesto, su un’elegante colonna in arenaria di Sarnico. Il soffitto è composto da una volta “a ombrello” e da una volta a crociera unite a sorreggere un tetto a due falde. L’orditura portante è in legno con sovrastante assito e tegole in cotto. Per quanto riguarda le decorazioni, la volta è composta da fasce dipinte che contornano e concludono le lunette collegandosi alle pareti, divise in scomparti dai finti pilastri marmorizzati. Ogni pennacchio, per un totale di sei, ospita un oculo, visto in prospettiva di cui appare il cielo percorso da striature bianche o arancione delle nuvole. Finti pilastri, archi, fasce e pennacchi sono macchiati e striati per imitare le venature del marmo di vario colore, dalle tonalità ora calde ora fredde. All’interno, un modesto altare in muratura e due colonnine in pietra delimitano l’abside. La copertura pavimentale è in cotto. La datazione della cappella dipinta dal Romanino viene fatta oscillare tra gli anni 1526-1528, per la presenza certa del Romanino in quegli anni nella val Calepio, e per la diffusione del culto di San Rocco dal 1525, anno in cui terminò la peste.
Dal punto di vista artistico, la cappella è decorata con un ciclo ad affresco, riportato su tre grandi pannelli lignei, inserito in una struttura architettonica assimilabile agli edifici a logge rinascimentali tipici dell’area bresciana e bergamasca. Al centro la Madonna vestita di rosso e azzurro con un drappo bianco che le incornicia il capo intriso di luce. Tra le braccia tiene il Bambino che tende il braccio a stringere il manto della madre. Fa da sfondo un drappo verde che ricopre lo schienale, sul quale sono seduti due angioletti, a cui se ne contrappongono altri due in piedi accanto alla Madonna. Ai lati la osservano S. Rocco e S. Sebastiano, uno con veste verde prato e manto topazio molto danneggiato, l’altro dal nudo modellato con il perizoma bianco.
Nell’altra parete, nel breve tratto di destra, è la figura di S. Girolamo, raffigurato nudo con un perizoma bianco che avvolge il bacino e il pube, recante nella mano sinistra un crocifisso. A sinistra la parete è divisa in due riquadri; nel minore è S. Filastro con le vesti pontificali (piviale giallo oro ricamato, mitria argentea, camice bianco) e nell’altro riquadro una scena molto guastata della vita di un Santo. L’attribuzione più attendibile è nella figura di S. Rocco che dà il pane ai poveri, mentre sullo sfondo altre figure, per la maggior parte andate perdute, osservano la scena da una loggia. L’architettura di chiaro gusto lombardo fa parte di quella vena di novellista presente a Cremona e in tutte le grandi composizioni dell’artista nella sua epoca più tarda.
Testi a cura di Giulia Restori