Castello Lantieri


Gli imponenti resti del castello occupano la parte sommitale della collina posta a meridione del centro urbano di Paratico. Il fortilizio sfrutta la sua posizione strategica per dominare dall’alto la parte terminale del lago d’Iseo, le fortificazioni di Sarnico e le strade di accesso al punto di traversata con la sponda bergamasca.

In completo disuso da oltre quattro secoli, oggi il castello si presenta architettonicamente assai degradato e non accessibile. In mancanza delle opportune indagini stratigrafiche, la datazione del manufatto, del quale non si hanno riscontri documentari prima del 1276, può essere collocata tra XII e XIII secolo, quale probabile evoluzione di un precedente insediamento arroccato sulla collina per ragioni di carattere difensivo. I signori del luogo, principalmente i Lanteri de Paratico, ne iniziarono la costruzione e gestirono la struttura in regime di comproprietà. Si ha una descrizione compiuta nel 1279, nel Designamento (elenco delle proprietà) di Lanterio: l’insediamento fortificato vi appare essenzialmente diviso tra la chiesa di Santa Maria, il monastero di San Faustino e le famiglie signorili LanterioVithotti e Fancone.

La struttura difensiva è piuttosto elementare, costituita da un mastio e da una cortina muraria, nella quale è riconoscibile nella parte sud un ampliamento di una cerchia più antica. Gli edifici superstiti di maggior rilievo si trovano addossati alla cortina muraria nella parte nord.

Il corpo di fabbrica più antico è rappresentato da una grande torre in pietrame, della quale si conserva sostanzialmente intatto il volume originario, articolato su quattro livelli, che doveva raggiungere al filo di gronda quasi 15 m di altezza.

Direttamente sul lato orientale della torre si addossa un edificio di sagoma più bassa e allungata identificabile con il tipo del palatiolum ben diffuso nei secoli del basso Medioevo nel territorio pedemontano e nelle valli dell’area bresciana e bergamasca.

Le caratteristiche strutturali delle murature consentono un’attribuzione della torre a un periodo compreso tra il XII e il XIII secolo e un’assegnazione del palazzetto, per la presenza di aperture a sesto acuto, a un momento decisamente più tardo nel corso del XIV secolo.

Immediatamente a sud di questa zona si trovava, sulla base delle informazioni desunte dal Designamento di Lanterio, la chiesa di San Silvestro costruita a ridosso della cortina muraria. Ancora oggi un rialzo della muratura segnala la posizione dove si ergeva la chiesa.

L’accesso principale al castello è situato nella zona sud-est protetto da una torricella a pianta quadrangolare, ancora conservata parzialmente in alzato, nella quale si apre una porta con stipiti in pietra lavorata e arco a sesto acuto.

Secondo il Designamento in prossimità della porta d’ingresso al castello vi era quasi certamente una piazza ombreggiata da alcuni olmi e un piccolo slargo che ospitava la cisterna dell’acqua potabile.

Inoltre la superficie interna alla cinta muraria, oggi completamente libera e coltivata a vigneto, era organizzata in tre isolati allungati da nord a sud. Gli edifici ospitavano cantine-deposito, fienili, aie e strutture porticate. Tali strutture di tipo rustico inducono a riconoscere nel castello di Paratico una di quelle fortificazioni di difesa temporanea, a regime giuridico multiproprietario, che ebbero una larghissima diffusione nella pianura e nel pedemonte di tutta l’Italia settentrionale e centrale tra X e XV secolo.

Questi edifici, connotati da caratteristiche spiccatamente rustiche, erano destinati fondamentalmente alla conservazione in luogo protetto dei prodotti agricoli e venivano abitati dalla popolazione residente nel villaggio o nel territorio circostante normalmente solo in occasioni di crisi e di pericolo.

La leggenda conservatasi nella tradizione popolare vuole che Dante Alighieri sia stato ospite nel castello Lantieri durante le sue peregrinazioni da esule*.

Angelo Valsecchi

*Si ipotizza che il Sommo Poeta sia stato ispirato dalla forma della collina su cui sorge il Castello per descrivere il percorso di discesa verso l’Inferno e la salita verso il Paradiso (ndr).

Per ulteriori informazioni:
Lechi F., Le dimore bresciane: i castelli, vol. I, Brescia 1973, pp. 401-407.
Valsecchi A., Torri, chiese e castelli nella valle del Gandovere, in La terra di Ome in età medievale, a cura di G. Archetti, A. Valsecchi, Brescia 2003.

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