Ruderi Romani a Clusane
Nel centro storico di Clusane, in via Molino, sul lungolago, si conservano alcune strutture riferibili al settore fronte lago di una grande villa di età romana: si tratta di una sequenza di arcate cieche (almeno cinque più due osservabili con facilità), interrotte da una nicchia.
Sin dal XIX secolo sono stati fatti studi sulla villa e sui cosiddetti “bagni romani” di Clusane. Interessanti considerazioni si devono allo studioso bresciano Gabriele Rosa che riferisce di uno scavo effettuato nel 1850 sotto il castello medievale del Carmagnola in occasione del quale venne alla luce una condotta che portava acqua a delle “cellette adiacenti il lago, di costruzione romana, simili ai ricettacoli per i bagni sotto le quali, e ora sotto il lago, si rinvennero pavimenti a mosaico”. Rosa ricorda anche il ritrovamento di un’iscrizione dedicata a Giove che Scipione Maffei avrebbe fatto portare a Verona. Sempre Rosa descrive come ben visibili gli ‟archecc” (archetti) in pietre calcaree spaccate e ben squadrate che delineano le sagome di architravi e volte.
Nel 1997 durante i lavori di ristrutturazione di un edificio privato residenziale posto non lontano si sono svolte indagini archeologiche e la lettura stratigrafica degli alzati che hanno permesso di riconoscere un’articolata e lunga sequenza di frequentazione del sito che dall’età romana arriva fino all’epoca basso medioevale.
Un limitato saggio archeologico nel settore est dell’area ha messo in luce un muro in pietre spaccate e malta, conservato per circa 4 m e in alzato per 80 cm, parallelo alla riva, collegato a due canalette in muratura. La struttura costituiva probabilmente il muro di terrazzamento e sostruzione di un edificio che doveva svilupparsi a più livelli e affacciarsi scenograficamente sul lago. La tecnica costruttiva e il legante unitamente alla presenza di tessere di mosaico e di cocciopesto nel livello immediatamente successivo datano il muro all’età romana e ne suggeriscono l’appartenenza alla villa.
A ridosso delle strutture romane è stato individuato, in un’area di 10 mq, uno strato di crollo e abbandono spesso oltre 1 m con malta, cocciopesto, frammenti di laterizi, numerose tessere di mosaico bianco e nero, intonaco colorato e abbondante ceramica, sigillato da livelli altomedioevali.
L’esame preliminare dei materiali e dei dati di scavo, ancora inediti, permette di datare la villa fra il I e V secolo d.C. La presenza di elementi per il riscaldamento degli ambienti (i pilastrini in terracotta/suspensurae), di frammenti di intonaco colorato bianco, rosso e giallo, di un architrave in marmo con resti di iscrizione e di lastrine in marmo testimoniano il carattere residenziale dell’edificio e un certo livello qualitativo degli apparati decorativi che mostrano analogie con la villa di Predore.
Alcune strutture della villa continuarono ad essere utilizzate anche durante il Medioevo. Tra l’XI e il XIII secolo fu riutilizzata una scala romana, realizzata in grossi blocchi lapidei tagliati più o meno regolarmente che serviva a collegare l’abitato all’interno delle mura al porticciolo e al lago.
La scala e parte delle strutture bassomedievali sono visibili all’interno dell’abitazione privata.
Serena Solano
Per saperne di più:
Inedita. ATP, Archivio Topografico della Soprintendenza Archeologia di Milano.
Foto Giornale di Brescia