Santuario della Madonna della Rota


Il santuario della Madonna della Rota si trova a 600 m di altezza contornato da prato e boschi: la dedicazione è all’Assunta. La località è detta “Corna Rotta”, da cui il nome del santuario, e si trova nei pressi della strada che porta a Croce di Marone.

Il primo nucleo edilizio è forse da datarsi al XV secolo; vi furono poi varie aggiunte nel secolo successivo; il campanile fu sopraelevato nel 1782. Il dato è già evidente guardando l’insolita facciata che pare composta da due chiese unite. Vi sono due portali d’ingresso: sopra quello di sinistra vi è un arco a tutto sesto e una finestra tonda; la lunetta del portale di destra è con arco a ogiva. La facciata destra è interamente affrescata: la tradizione vuole che le immagini siano del pittore Giovanni da Marone e realizzate nel ‘400. Alcuni dettagli, quali il corpo del Cristo crocifisso e la Vergine della Natività (nella lunetta) sembrano deporre per una datazione ancora quattrocentesca; altri, come i corpi allungati dell’Annunciazione e dei Santi Pietro e Paolo, paiono, invece, corrispondenti a una cultura di primo ’500. È pure probabile che questi ultimi soggetti siano stati ridipinti: si vedano il manto slavato della Madonna annunciata e il corpo di san Paolo sulla destra di cui si è interamente deteriorata la spada. A destra del portale si trova il piccolo riquadro con il Beato Simonino da Trento che era stato letto dalla critica come Cristo.

L’interno è a unica navata, coperta con travature a vista poggianti su archi a pieno centro; il presbiterio è a base rettangolare. L’altare maggiore è una discreta opera del XVIII secolo in marmo nero con inserti policromi; la nicchia nel paliotto è occupata dalla statua della Vergine. Della stessa fattura sono i gradini che portano dal piano di calpestio del presbiterio alla predella antistante la mensa. Le preziose balaustre a commesso marmoreo sono opera di Giacomo Selva del 1761.

L’alzato è composto da una cornice lignea dalle linee di primo Seicento con una grande nicchia centrale, con una Madonna Assunta (XX secolo), e quattro nicchie minori con le statue maldestramente ridipinte dei Santi Pietro, Paolo, Carlo Borromeo, Antonio abate. Nel timpano, con profilo ad arco ribassato, è inserito il mezzo busto di Dio Padre e sul fregio sottostante la Colomba dello Spirito Santo. La volta a padiglione del presbiterio è affrescata con alcune allegorie delle virtù, mentre la fronte dell’arco che separa navata da presbiterio è decorata con stucchi riproducenti elementi geometrici, racemi e angeli a basso rilievo. Due angeli reggono il Crocifisso ligneo al centro dell’arco; si tratta di una gradevole opera databile al XVI secolo. Sulla parete di sinistra della prima campata vi era l’altare di San Mauro, di cui ora si conserva la mensa con il paliotto e una mensola.

La cappella più antica del complesso è a pianta rettangolare, coperta in parte con volta a botte e, in una campata, con volta a crociera ad archi gotici. Sul fondo della parete si trovano lacerti di affreschi quattrocenteschi; restano solo alcune cornici e due angeli di cui uno impugna un trombone. Al centro è stato posto l’affresco staccato raffigurante la Vergine in preghiera davanti a Gesù Bambino, sullo sfondo di una città fortificata con una torre in rovina. L’opera trova analogie con i modi visti sia nella lunetta esterna a ogiva della chiesa, sia nella facciata della chiesa dei Morti di Vello. In particolare l’uso del violaceo, la tendenza a definire i corpi con volumi cilindrici e il gusto per gli sfondi con costruzioni, paiono elementi in parte rintracciabili anche in alcuni affreschi della chiesa di San Giorgio a Zone. Sulla parete della stessa campata un altro strappo di affresco (distrutto nella porzione inferiore) presenta La Madonna in trono con il Bambino e i santi Sebastiano e Bernardino da Siena, già cinquecentesca seppur impostata su modelli del secolo precedente.

Federico Troletti

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