Le case torri di Lovere


Le architetture medievali di Lovere sono certamente gli elementi di maggior suggestione che caratterizzano il centro con murature massicce. Tra XII e XIII secolo Lovere fu fortificata mediante una cortina muraria che cingeva il paese, un castello e case-torri sorte attorno alla piazza principale. Dislocate nelle contrade entro la cinta muraria vi erano strutture difensive imponenti, la maggior parte delle quali conservate nella contrada di Castel Vecchio, estesa dalla Torre Alghisi (in via Matteotti) fino all’attuale piazza Vittorio Emanuele II, che nel 1400 era sede amministrativa del comune e del podestà.

Questa contrada prese il nome dal Castello, datato all’inizio del XIII secolo, formato da tre torri collegate da muri di recinzione, di proprietà dei Celeri, nobile famiglia che discendeva dal casato ghibellino dei Federici della Valle Camonica. Una delle torri del castello era la Torre Civica (piazza Vittorio Emanuele II) risistemata nel XVI secolo e intonacata con un affresco (con data 1442) raffigurante il Leone di san Marco, simbolo della conquista veneziana. In seguito a un violento nubifragio nel 1900 la torre fu trasformata nel campanile comunale. Accanto ad essa si trova un palazzo rinascimentale, che riutilizzò gli antichi cantonali di epoca medievale.

Proseguendo verso via delle Rose (contrada di Castel Vecchio) si sono conservate alcune strutture fortificate: una casa torre in pietra calcarea, oggi inglobata in moderne abitazioni, e un edificio adiacente di cui si conserva una limitata porzione di muratura a vista. Nel vicolo della Piazzola restano due portali di epoca medievale, residui delle abitazioni antiche presenti nel centro del paese.

A chiusura della contrada verso ovest, lungo il tracciato principale dell’abitato (via Matteotti), si trova la Torre Alghisi, costruita tra XII e XIII secolo: questa struttura, a pianta quadrangolare, è costruita in grosse bozze calcaree spianate e lavorate a bugnato, definendo un prospetto omogeneo fino al secondo livello; i cantonali sono ben rifiniti e di dimensioni maggiori rispetto al paramento. Al primo livello un vano voltato con botola dà accesso ai piani superiori. L’ingresso originario era sul fronte est e oggi è coperto da un edificio addossato; sul fronte ovest si apre un accesso archivoltato, in origine protetto da una struttura lignea aggettante che poggiava sopra una cornice in pietra. La torre, dapprima dotata di un tetto a capanna nascosto alla vista da una muratura merlata, fu successivamente sopraelevata con un terzo livello, con una muratura in bozze calcaree grigio scuro a lavorazione più sommaria; le aperture ad arco ogivale con ghiera in laterizi risalgono al ‘300, quando i Celeri abbandonarono la contrada di Castel Vecchio per trasferirsi nella nuova rocca nella parte alta dell’abitato.

Nella contrada del Segradino (presso via Matteotti) rimangono a vista interessanti tracce di portali nel cortile dei Barboglio; mentre nella contrada della Zucca, all’estremità opposta della contrada di Castel Vecchio (via Vittorio Emanuele II), si erge la Torre Socha o Zucca. L’edificio fu costruito nel XII secolo e nel 1462 fu utilizzato come fondazione dell’abside della chiesa di S. Giorgio: tale operazione determinò l’abbassamento della torre e il cambio di funzione (da difensiva a commerciale), perché al piano terreno ne furono ricavati due ampi fondaci. La torre, a base quadrangolare, è in grossi blocchi squadrati di ceppo (che si estrae dalle vicine cave di Grè, lungo il lago in territorio di Castro) ben spianati o bugnati; al piano terra si aprono due ingressi gemelli con coronamento archiacuto, e una finestra rettangolare strombata, al primo piano vi sono finestre con ghiera in arenaria simili ai portali.

Sul fronte lago, nei pressi del porto (vicolo del Porto 15-17), si trovava la torre del Porto, con funzioni di avvistamento e difesa della zona nord del borgo: la muratura della torre, in grossi blocchi squadrati, è inglobata nelle moderne abitazioni ed è visibile nel sottoportico.

Federica Matteoni

 

 

Per saperne di più:

DOTTI M., Testimonianze medievali a Lovere nel contesto del Sebino bergamasco e della Valle Camonica, in SANNAZARO M., GALLINA D. (a cura di), Casa abitationis nostre. Archeologia dell’edilizia medievale nelle province di Bergamo e Brescia, in “NAB”, 17, 2009, pp. 181-196.

MACARIO F., L’utilizzo dell’archeologia stratigrafica e delle fonti archivistiche per la ricostruzione dello sviluppo degli antichi tessuti urbanistici. La contrada di Segradino in Lovere, in Ambiente e archeologia nell’Alto Sebino, Gianico (Bs) 1997, pp. 137-198.

 

 

Credits immagine di copertina: Laura Taccolini

 

 

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