Chiesa del Sacro Cuore di Gesù e di San Giovanni Battista
Lo sviluppo demografico dei centri del Sebino, nel corso degli ultimi decenni dell’Ottocento, rese necessaria la riedificazione di molte chiese parrocchiali, tra cui quella di Predore. L’antica parrocchiale fu abbandonata e, col tempo, divenne Civico Auditorium, mentre la nuova costruzione iniziò il 6 giugno 1909. Il progetto fu affidato all’architetto bergamasco Giovanni Barboglio che, in quegli anni, si stava distinguendo come autore di edifici sacri a Bergamo e in provincia, ma anche come progettista di ville e impianti industriali per la borghesia lombarda, in uno stile storicista che teneva conto della tradizione architettonica locale, nelle forme e nei materiali. La parrocchiale di Predore costituisce uno dei suoi primi esempi compiuti di architettura sacra.
L’ingerenza costante del parroco dell’epoca, Leopoldo Gentili, causò non poche tensioni con l’affermato architetto; si raggiunse un compromesso innestando una slanciata cupola, inizialmente non prevista da Barboglio, sulla grande navata unica. Le tre ampie campate si aprono, ai lati, in altrettante cappelle, unificate dal gioco delle volte e degli archi che movimentano in modo raffinato il volume interno. L’insieme, così, assume le linee di un sobrio barocchetto, ispirato alle architetture di Giorgio Massari, attivo nella provincia veneta nel pieno Settecento. La facciata fu disegnata da Luigi Angelini con ordini sovrapposti, un leggero protiro classico e modanature in pietra di Sarnico; per restare fedele alla tradizione locale, l’architetto prese ispirazione dal prospetto della parrocchiale della vicina Sarnico. La costruzione dell’edificio terminò nel 1914, mentre ci vollero ancora alcuni anni prima della definitiva intonacatura. Le statue nelle quattro nicchie esterne sono opera di Alessandro Ghislandi, specializzato nella realizzazione di sculture in stile storicista in cemento armato, sperimentando i nuovi materiali anche nella scultura più tradizionale. L’edificazione delle sagrestie e del campanile risale a qualche anno più tardi (1921).
Per la decorazione interna, si pensò ai fratelli Domenico e Giovanni Zappettini di Bergamo, titolari di una florida bottega, assai famosa per la decorazione di edifici religiosi, di ritratti e di dipinti celebrativi, condotti secondo uno stile realistico, utilizzando anche le moderne tecniche fotografiche a supporto della pittura. La cupola venne dipinta dal bresciano Amleto Bocchi, esponente del gruppo “tradizionalista” dei pittori lombardi, accomunati dalla volontà di ispirarsi “alla tradizione della grande arte, senza cadere nell’imitazione”.
Angelini fu anche l’autore del grandioso altare neobarocco, eseguito dalla bottega dei Ramuzzi con la statua del Sacro Cuore di Gesù e le urne con le reliquie dei santi Alessandro, Innocente e Narno.
Dalla vecchia parrocchiale furono portate le tre tele del coro, del 1900, realizzate da Giuseppe Riva con le Storie del Battista e una grande Crocifissione centrale.
Per i dipinti degli altari laterali furono chiamati alcuni pittori formatisi all’Accademia Carrara di Bergamo: tra questi Gian Battista Paganessi, Francesco Morzenti, Vittorio Manini coadiuvato dal figlio Agostino. Al 1917 risale la bella Via Crucis del pittore piemontese Luigi Morgari, specialista nel trattare il soggetto, autore di affreschi in numerose chiese dell’Italia settentrionale, tra Milano, Monza, Torino e Genova e presente anche nella parrocchiale di Sarnico; la sua ispirazione al classicismo bolognese seicentesco e al barocco veneziano emerge dal colore brillante e luminoso. L’unica tela antica proveniente dalla vecchia parrocchiale è il Sant’Antonio di Padova, dipinto da un anonimo pittore lombardo del XVII secolo e posto entro una notevole cornice di legno intagliato e dorato.
La doppia titolazione dell’edificio di culto risale al 20 maggio 1916, quando il vescovo Luigi Maria Marelli lo dedicò a san Giovanni Battista – come la vecchia parrocchiale – e al Sacro Cuore di Gesù.
Fiorenzo Fisogni