Chiesa di San Giorgio


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Ricordata una prima volta nel 1274, la chiesa di S. Giorgio di Capriolo porta impressa nella sua vicenda storica lunga più di sette secoli una ricchissima testimonianza di fede e arte della comunità che l’ha voluta, costruita e trasformata da semplice edificio ad aula unica delle origini a maestosa parrocchiale del paese. Se infatti la prima sede del cristianesimo locale era la chiesa dei santi Gervasio e Protasio sulla sommità del colle dove sorge il Castello, la distruzione di quest’ultimo per mano delle truppe francesi alleate ai guelfi bergamaschi (1265), il costante aumento della popolazione e il conseguente spostamento del centro abitativo verso le pendici favoriscono il passaggio come luogo di amministrazione dei sacramenti e quindi come nuova parrocchiale alla chiesa di s. Giorgio. Nel corso dei secoli l’edificio amplierà più volte il suo disegno anche se i cantieri che conferiscono al tempio la forma che ancora oggi ammiriamo sono quelli del 1892 portato avanti dall’architetto Carlo Melchiotti e quello del 1912 dell’ing. Giuseppe Cadeo e dal geometra Ettore Bastoni. L’esterno di linee sobrie ed eleganti presenta una facciata con doppio ordine sovrapposto di diversa altezza concluso in sommità da un timpano triangolare. Quattro paraste poggianti su alta zoccolatura in pietra di Sarnico occupano ciascun registro. Nel campo inferiore, al centro, vi è il portale d’ingresso circondato da una cornice finemente decorata sugli stipiti con panoplie, strumenti musicali, tiare e bastoni pastorali e il cristogramma IHS. Un bel medaglione raffigurante S. Giorgio che trafigge il drago chiuso tra due semitimpani curvilinei domina invece l’architrave. L’interno, ampio e luminoso, custodisce una serie di capolavori a partire dal primo altare di destra, maestosa e immensa opera degli scultori Fantoni di Rovetta. L’altare della Madonna di S. Rocco (1724-1725) è infatti una pregevolissima opera di Andrea Fantoni e della sua bottega, i quali realizzano la meravigliosa soasa lignea e progettano la mensa marmorea sottostante eseguita poi dal maestro marmoraio Giovan Battista Corbellini il Vecchio. La soasa incornicia la statua lignea della Madonna col Bambino, lavoro di ambito locale del tardo ‘500. L’altare successivo dedicato al Santissimo Sacramento ospita l’opera pittorica di maggior pregio presente a Capriolo nonché uno dei capolavori di Gerolamo Romanino ossia la Resurrezione di Cristo (1526 circa). Nel transetto incontriamo l’altare della Madonna Assunta, trasferito dall’omonima chiesa un tempo non lontana dalla parrocchiale. La pala con l’Assunzione della Vergine è un notevole lavoro realizzato intorno agli anni 20 del ‘600 dal bresciano Antonio Gandino, la mensa (1698) è invece opera elegante del maestro “pica prede” Antonio Piacetti da Rezzato. Accanto ad esso la stupenda pala del bresciano Antonio Paglia con il Battesimo di santa Giustina (1720 circa) e la tela firmata e datata (1652) con S. Antonio da Padova, il Bambin Gesù e un donatore di Ottavio Amigoni, l’artista di maggior estro del Seicento bresciano.

Sempre nel transetto troviamo l’altare dedicato ai santi Gervasio e Protasio, protettori di Capriolo, con la preziosa tavola lignea dipinta intorno al 1526 dal pittore lodigiano Callisto Piazza raffigurante Il martirio dei Ss. Gervasio e Protasio. Salendo sul presbiterio l’altare maggiore ancora una volta è un’opera fantoniana eseguita tra il 1777 e il 1779 da Francesco Donato e Donato Andrea, i quali in poco meno di quindici anni riprogettano l’intera zona presbiteriale realizzando anche la soasa della pala dell’altare maggiore (1784), le cantorie, la cassa d’organo e il relativo apparato decorativo (1786-1789). La pala dell’altare maggiore dedicata a s. Giorgio, patrono di Capriolo, è invece opera del 1782 del pittore bresciano Ludovico Gallina. Sotto ad essa troviamo il coro ligneo (1821-1823) dell’artigiano bresciano Giovanni Gozzoli. Altro lavoro ottocentesco (1829) è l’importante organo uscito dai laboratori dei Serassi, la più celebre famiglia di organari del periodo. Sono invece opere novecentesche l’affresco con la Crocifissione che troviamo nel catino absidale eseguito dal pittore bergamasco Umberto Marigliani detto “il Tiepolino” (1885-1960) e quello raffigurante La gloria dell’Eucarestia sopra la mensa dove viene celebrata l’Eucarestia. Scendendo dal presbiterio prima di procedere nella parte nord del transetto, alzando gli occhi verso la maestosa cupola vediamo in essa gli affreschi con i Quattro evangelisti e l’Incoronazione di Maria realizzati nel 1912 ancora una volta dal Marigliani coadiuvato in questa impresa dal decoratore bergamasco Luigi Locatelli. Nel transetto incontriamo quindi l’altare dell’Addolorata che ospita un altro capolavoro di Andrea Fantoni ossia la statua lignea del Cristo deposto (1729).

Sono opere novecentesche la statua bronzea di San Paolo VI dell’artista camuno Gianluigi Sandrini, modelletto in prima fusione dell’effigie colossale posta sul monte Guglielmo nel 1998; l’altare del Sacro Cuore realizzato tra il 1944 e il 1946 dalla ditta rezzatese di Angelo Gamba e il frammento della pittura a secco col Battesimo di Cristo (1938) eseguita dal pittore capriolese Guerrino Assoni (1915-1982).

Testi forniti da Luca Bianchetti

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