I nuclei storici di Paratico


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Il monastero di San Faustino Maggiore, fondato nell’849 dal vescovo di Brescia Ramperto, è attestato nel 1126 in documenti di investitura di appezzamenti di terra in loco Paratico e Rivatica a favore di una comunità di persone del luogo. Il monastero conservò le proprietà fino alla fine del Duecento quando i suoi possedimenti furono acquisiti lentamente dagli affittuari che assunsero le prerogative signorili.

Nel Designamento (elenco delle proprietà) del 1279 del dominus Lanterio de Paratico si evince che il passaggio delle proprietà del monastero bresciano alla nobiltà locale era quasi totalmente giunto a compimento. L’atto è di grande importanza storica poiché, oltre a confermare l’indubbio primato economico e sociale della famiglia Lantieri, tratteggia per la seconda metà del Duecento un quadro dell’occupazione e dello sfruttamento del territorio di tipo agricolo e produttivo (mulini, stazioni di pesca, seminativi, vigneti, castagneti, cave e fornaci per la calce). Sono documentati anche il castello, il cui possesso è condiviso da Lanterio con altri domini locali, e la societas molarum che riguardava la gestione in forma consortile dell’estrazione e lavorazione delle mole per i mulini. Le cave della pietra arenaria grigia (detta pietra di Sarnico) erano ubicate sul Mons Romenini nei pressi di Vanzago.

Nel 1276 le chiese presenti a Paratico sono San Silvestro, nel castello, Santa Maria, futura parrocchiale, e San Pietro in una valletta solitaria nei pressi dell’Oglio.

Nel 1347 gli Oldofredi di Iseo ottennero dal Comune di Brescia l’autorizzazione a scavare la seriola Fusia, canale derivato dal fiume Oglio per fini di irrigazione dei campi di Palazzolo, Rovato e Chiari. Il canale è tutt’oggi utilizzato e si può percorrere tra Paratico e Palazzolo con un suggestivo tracciato pedonale.

La debolezza del comune rurale, la presenza di frammentati poteri signorili e l’interesse del Comune di Brescia verso la zona di confine sull’Oglio impedirono la formazione di aggregati edilizi d’una certa consistenza. Gli abitati di Paratico, Rivatica, Tengattini e Vanzago rimasero organizzati in contrade fino alla fine del ’900. In epoca veneta i Lantieri, ormai diramati in molte famiglie, si stabilirono soprattutto tra Paratico e Capriolo; nel 1511 il castello è descritto in totale abbandono.

Di grande impatto sul territorio fu nel 1521 la calata dei Lanzichenecchi di Carlo V che, prima di passare in Franciacorta, si riversarono su Rivatica, Paratico e Capriolo seminando stragi e distruzioni.

Dopo secoli di abbandono e di un’economia di sussistenza, si ebbero i primi segni di ripresa, con la costruzione nel 1817 di un ponte in legno tra Rivatica e Sarnico e l’avvio nel 1841 di una linea di navigazione per il trasporto delle merci tra Lovere, Iseo e Paratico.

Nel 1846 venne aperto un piccolo ospedale a Vanzago e nel 1876 fu inaugurato il tronco ferroviario Paratico-Palazzolo per il trasporto dei prodotti che giungevano su chiatte a Paratico. Nel 1889 fu rifatto il ponte di collegamento con Sarnico utilizzando la tecnica delle travi di ferro imbullonate, struttura ancora oggi percorribile. Nel secondo dopoguerra l’espansione urbanistica e le trasformazioni architettoniche saturarono gli ampi spazi liberi tra le contrade a tal punto che oggi è arduo riconoscere il paesaggio storico stratificatosi nei secoli.

La visita di Paratico può iniziare percorrendo l’antica strada reale (attuale via Cavour): l’itinerario rasenta la collina del castello, la torre Lantieri (XIV secolo) per giungere alla piazza dove la strada risale la collina con ampio panorama sul castello Lantieri e sulle case bassomedievali della contrada sottostante. Dal culmine della collina municipale presso il municipio si può scendere a Rivatica oppure dirigersi sul crinale con vedute sul basso lago, verso la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, per proseguire poi in direzione dell’antica chiesa di San Pietro. A Rivatica interessante è la visita al ponte in ferro, alla stazione di stile ottocentesco con richiami Liberty, all’Oselanda (Uccellanda) di architettura neogotica e ai pontili realizzati con massicciate in pietra, utilizzati come luogo di scambio tra le chiatte e i treni adibiti al trasporto dei prodotti siderurgici di Lovere. Dal 2010 l’area è stata adibita a parco pubblico naturalistico denominato Parco delle erbe danzanti, dove convivono le tracce di archeologia industriale, il paesaggio del lago e una vegetazione appositamente studiata per dare al visitatore sensazioni giocose e mutevoli.

 

Angelo Valsecchi

Iniziativa realizzata nell’ambito del bando Wonderfood & Wine di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia per la promozione di Sapore inLOMBARDIA

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