Chiesa di San Zenone


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Per la grandiosità della struttura e per la ricchezza dell’apparato decorativo, la parrocchiale di Sale Marasino, dedicata al santo protettore dei pescatori, costituisce uno degli esempi più importanti del Settecento in area sebina.

Costruito su progetto (1737) dell’architetto bergamasco Giovan Battista Caniana tra il 1738 e il 1754, l’attuale edificio sostituisce una più antica struttura, di minori dimensioni, come attestano indagini archeologiche condotte nel 2000.

Gli accessi sono tre: quello sul fianco sinistro è dotato di pronao. La facciata fu edificata su progetto del bresciano Carlo Melchiotti (1893); è scandita da lesene con capitelli corinzi e conclusa da un timpano curvilineo. Vi si aprono nella fascia superiore un finestrone, affiancato da nicchie ospitanti le statue dei santi Zenone e Giacomo, e nel registro inferiore due finestre semilunate.

L’interno, che imita la struttura del Duomo Nuovo di Brescia, presenta una pianta centrale, a croce greca, ma è scandito in tre navate e sormontato da una cupola, il cui alto tiburio è visibile anche dall’esterno. Anche il presbiterio, sporgente rispetto al corpo centrale, è concluso da una cupoletta di altezza inferiore e di forma ellittica.

Straordinaria è la ricchezza delle decorazioni murali, eseguite in due fasi a breve distanza fra loro. La prima vede coinvolti il pittore monzese di “quadrature”, Giacomo Lechi (o Lecchi) nella cupola maggiore e nei pennacchi con gli Evangelisti (stranamente di colore blu e forse in parte ridipinti) mentre a Giovan Francesco Gaggini, un pittore ticinese che a partire dal quarto decennio del Settecento lavora a Brescia e nel circondario, sono stati restituiti gli affreschi, entro ricche cornici mistilinee in stucco bianco e oro, con l’Assunzione della Vergine (catino absidale), San Zenone in gloria (cupoletta ellittica) e Profeti (pennacchi), databili al 1746 ca., caratterizzati da colori brillanti e forme infantili e quasi leziose. Lo scarso apprezzamento del lavoro da parte del responsabile della fabbrica indusse ad affidare la restante decorazione a due bolognesi, il prospettico Giovanni Bernardo Zanardi e Francesco Monti [Itinerario H], responsabile delle parti figurative, reduci dall’impresa di Santa Maria della Pace in Brescia. I due pittori avviarono la decorazione degli arconi con Storie della Vergine nel 1748 e completarono la decorazione sulle pareti dell’abside (Finte architettureAndata a Betlemme di Maria e Giuseppe; Adorazione dei pastori, 1750 ca.) e verso l’ingresso (finte architetture, figure allegoriche, 1752-1754 ca.), organizzando raffinati impianti prospettici e figure allungate ed eleganti. Le cappelle del Battista e di san Carlo furono invece affrescate dal comasco Filippo Velizzi, attivo anche a Lovere.

Pregevoli gli altari marmorei di sant’Antonio da Padova, di San Carlo (XVII secolo) e dell’Immacolata (XVIII secolo, a commesso, forse della bottega degli Ogna di Rezzato).

A Pompeo Ghitti si devono molti dipinti, recuperati dalla vecchia parrocchiale: la smagliante pala dell’altar maggiore con La Vergine col Bambino in gloria e i santi Zenone, Pietro, Paolo, Antonio abate, Giacomo maggioreRocco, quella all’altare di Sant’Antonio, forse un poco più antica (1679 ca), tre tele di soggetto gesuitico e altre quattro, oggi conservate in sacrestia, oltre all’Angelo custode appeso sopra l’ingresso della stessa. Nella sacrestia si conserva anche una tela di Giovan Mauro Della Rovere raffigurante L’entrata in Sale Marasino di S. Carlo Borromeo.

Meno pregevoli sono alcune tele settecentesche: il Battesimo di Cristo di Giuseppe Fali, seguace di Monti, e le due pale agli altari dell’Immacolata e di san Carlo Borromeo (1754 ca.), oggi assegnate al bresciano Bernardino Bono, seguace del bolognese Marcantonio Franceschini, autore anche dei piccoli ovati con i Dolori della Vergine nella cappella del Crocifisso e dei Misteri all’altare del Rosario. Questi circondano una delle pale più belle del Settecento lombardo: La Vergine del Rosario e i santi Domenico, Caterina da Siena, Francesco di Paola, Caterina d’Alessandria, del milanese Giovan Battista Sassi (dopo il 1748), tutta orchestrata sui toni pastello e sulle forme morbide trasmesse al pittore dal napoletano Francesco Solimena, che fu probabilmente suo maestro.

Ricco è anche l’apparato ligneo: nella cappella maggiore l’elaborata cornice lignea degli intagliatori valsabbini Boscaì è corredata delle statue lignee di San Zenone e San Giacomo Maggiore, opera di Grazioso Fantoni (1753), cui spettano anche i due Dolenti che affiancano il Crocifisso nella cappella a lui dedicata. Il coro in legno di noce, è del XVII secolo e proviene dalla precedente parrocchiale. L’organo, costruito dai Bolognini nel 1754, è stato rifatto nel 1911.


Fiorella Frisoni

Per saperne di più:

Storia e arte nella chiesa di san Zenone a Sale Marasino, a cura di Frisoni F., Burlotti A., Marone (Bs) 2007.

LODA A., Pompeo Ghitti un pittore devoto nel Seicento bresciano: alcune novità e qualche precisazione, in L’Arte Nostra: Amigoni, Ghitti, Voltolini sul lago d’Iseo, Atti della giornata di studi (Sale Marasino, 10 maggio 2008), Esine (Bs) 2011, pp. 49-73.

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