Il nucleo storico di Predore
Predore sorge alla foce del torrente Rino nel bacino inferiore del lago d’Iseo: l’attuale territorio comunale si estende dalla riva del lago fino al Corno di Predore, con un ampio sviluppo urbanistico lungo il litorale.
Il paese ha origine romana, come documenta la musealizzata villa romana dei Noni Arii [84] in riva al lago: in quel periodo costituisce un importante scalo nel Sebino, e manterrà fino all’epoca medievale il ruolo di snodo commerciale, corrispettivo di Iseo sulla sponda bresciana. Dalle fonti sono attestati la produzione delle olive (anche per l’esportazione) e il commercio di ferro grezzo, impiegato nella fucina autorizzata dal comune di Bergamo.
L’abitato romano si originò lungo la riva del lago (contrada Piazza) e in epoca medievale si espanse anche lungo le pendici della montagna retrostante (contrade Carrobbio e Montelina), come attesta la distribuzione di strutture fortificate ancora conservate; la zona nord del paese era protetta dal torrente Rino.
Gli scarsi resti dell’abitato medievale, ad eccezione delle torri [87] di cui si ha ampia traccia sul territorio, documentano il suo sviluppo; il centro sorse probabilmente rispettando in un primo momento l’area già occupata dalla villa di epoca romana, su cui si imposta l’antica parrocchiale di San Giovanni; a partire dal XIII secolo l’abitato si distribuì sulle pendici della collina retrostante. L’espansione verso ovest nasce dalla necessità di controllare l’area boschiva che poteva essere facilmente preda dei nemici, e contestualmente creare nuovi punti di osservazione del lago e del borgo stesso.
Anche Predore fu toccata dalle violente lotte di fazione che interessarono il Sebino nel XIV secolo: sono noti, dalle cronache ottocentesche di Castello Castelli, gli episodi cruenti causati dalla compresenza in paese di guelfi e ghibellini. Nel 1393 Osebino Foresti assieme ai ghibellini di Lovere assediò la torre in riva al lago ove si era rifugiato suo fratello Omicidemo, a capo della fazione guelfa. In quell’occasione i ghibellini distrussero solo alcune case guelfe. Successivamente Omicidemo, con gli alleati ghibellini, si vendicò incendiando le case di alcuni parenti di Osebino; contemporaneamente i ghibellini della vicina Sarnico fecero una spedizione a Predore per rubare le olive e furono vittime di un agguato.
Nel 1404 i guelfi di Predore attaccarono il castello di Sarnico senza successo; per vendicarsi i ghibellini di Sarnico, alleati a quelli di Paratico, Foresto, Berzo, Almenno e della Valle Camonica, si accamparono presso il castello di Predore [87]. Omicidemo si rifugiò all’interno della struttura fortificata, ma fu costretto alla resa: il complesso fortificato fu occupato e i ghibellini “si affaticarono per molti giorni per abbattere la torre, e finirono per raderla al suolo in giorno di venerdì 24 Agosto 1404”.
Le evidenti difficoltà in cui si trovava Predore durante queste guerriglie intestine continuano fino al 1410, quando Pandolfo III Malatesta esentò il borgo da ogni carico fiscale; con l’arrivo dei Veneziani furono concessi altri benefici, in seguito alla collaborazione dei guelfi per agevolare l’accesso dei nuovi conquistatori lungo il litorale.
Nel 1441 i Veneziani permisero ai Foresti di ricostruire il castello, aiutati dai ghibellini che prima ne avevano causato la rovina; l’impresa non andò a buon fine e solo con la pace di Lodi (1454) verrà costruita una nuova dimora in riva al lago (la Villa Lanza del XV secolo con rifacimenti in stile Liberty), con finalità residenziale e non più di difesa.
Tra le evidenze architettoniche significative, oltre alle torri (Torre Foresti, Torre Polveriera e resti del Castello) e ad alcune tracce di edilizia di epoca medievale (in Via Marconi e in Piazza Locatelli), si possono visitare la chiesa di San Giorgio [85] sulla strada per Sarnico, la chiesa di San Giovanni Battista [89] nel centro del paese; a nord del paese si trova il quattrocentesco santuario di Santa Maria della Neve [88], accessibile attraverso una ripida scalinata.
Federica Matteoni