Chiesa di San Cassiano a Gargarino
La chiesa sorge ai margini dell’abitato, a mezza costa tra Riva e Zorzino, lungo l’antico percorso che collegava il lago alla collina e alla Val Cavallina ed è il più antico edificio di culto del territorio di Solto; documentato assai tardi, presenta tuttavia strutture riconducibili a una fase preromanica e due campagne di decorazione pittorica di grande qualità.
L’edificio attuale è il frutto di un complesso processo di trasformazione, che nel 1605 ha visto la rotazione dell’asse, originariamente est-ovest, con la realizzazione di un nuovo presbiterio a sud e la facciata a nord. Nella stessa fase fu edificato il campanile che tuttora conserva le originarie strutture lignee che sostengono le campane.
Osservando la chiesa dall’esterno lungo il viottolo che la fiancheggia a destra è possibile notare il primo nucleo dell’edificio con uno stretto portalino ora tamponato; la muratura è irregolare e richiama una tecnica muraria anteriore al Romanico, databile entro il X secolo, come confermano anche l’assenza di stipiti nel portalino e la forma dell’abside. Nel XIII secolo le venne addossato un nuovo corpo di fabbrica che raddoppiò sostanzialmente le dimensioni della chiesa; fu aperto un nuovo portale sovrastato da una monofora. Dal prato antistante la chiesa sono visibili l’abside originaria, rialzata probabilmente nel Trecento, e il tracciato di una seconda abside abbattuta per edificare nel Seicento la sacrestia e visibile in parte all’interno.
La dedicazione ai santi Ippolito e Cassiano (martiri rispettivamente nel 250 e, forse, nel 304-305) trova prevalente diffusione nell’alto Medioevo e nel lago d’Iseo si segnala nelle chiese di Martignago (Sulzano) e Zone.
Alle pareti si conservano affreschi di varie epoche a cui, probabilmente, si riferiva la nota di Andrea Pionnio che per conto del cardinal Borromeo fece visita alla chiesa nel 1575. Nel catino dell’abside più antica, nel fianco sinistro della navata, è affrescato il Pantocrator benedicente in mandorla con i quattro Evangelisti associati ai rispettivi simboli e seduti agli scrittoi. L’affresco, databile alla fine del XIV secolo, mostra varie tracce di ripresa della pellicola pittorica; si conservano tuttavia ancora le incisioni su intonaco delle aureole e, in parte, la rifinitura in lamina dorata che sono l’indice della preziosità dell’opera e del gusto ancora gotico della bottega qui operante. Le forme degli scrittoi, e in particolare il baldacchino in cui è inserito san Marco, sembrano suggerire modelli di provenienza nordica. L’ignoto pittore si caratterizza per i volti costruiti con passaggi netti di color rosso mattone e bianco e per le dita delle mani che risultano assai lunghe. Nella parete dell’abside vi erano altri due affreschi: quello di destra è stato in buona parte distrutto dall’apertura di un ingresso, quello di sinistra ritrae la Madonna col Bambino e i santi Lorenzo e Stefano. L’intera parete est è occupata nella porzione superiore dai resti del ciclo della Passione di Cristo; ogni scena è posta all’interno di una semplice cornice color calce. Nella porzione verso l’altare sono visibili gli ultimi episodi della Passione, dal Sacerdote che si straccia le vesti all’Ascensione di Cristo. Gli affreschi, databili al XV secolo, sono simili per la suddivisione e il gusto didascalico a quelli degli oratori di Clusone e di Solto Collina. Tuttavia la costruzione dei corpi, specie quello nudo di Cristo, la resa delle vesti e la gestione dello spazio tradiscono un pittore meno dotato rispetto a Giacomo Busca: il maestro di Gargarino sembra, infatti, proporre una versione più popolare, seppur forse ispirata a un ciclo più aulico, mutuata probabilmente da stampe nordiche. Allo stesso ambito rinviano, nel fronte dell’arco dell’abside frammentaria i resti di un’Annunciazione; tra le due absidi, l’affresco con la Madonna col Bambino (XV secolo) è stato incorniciato da un’edicola barocca in marmo dei Selva. Pure l’altare (1729) in marmo è della bottega dei Selva di Riva di Solto; la parte più preziosa è la cornice in cui è inserita una modesta tela del 1625 raffigurante la Trinità con i santi Ippolito, Cassiano, Lorenzo e Francesco.
Un raro affresco del XIV secolo, stilisticamente più vicino al Maestro di Cambianica che ai dipinti di Gargarino, è custodito in una casa di contrada Terlera e ritrae la Vergine che allatta Gesù e una santa regina.
Monica Ibsen, Federico Troletti
Per saperne di più:
PASINELLI B., Riva di Solto, Zorzino e Gargarino, Bergamo 2013.