Bacheca


TerraViva Competitions lancia Wildlife Pavilions, un concorso internazionale di architettura mirato ad esplorare le potenzialità della riserva naturale Torbiere del Sebino. L’obiettivo dell’iniziativa, supportata dalla Provincia di Brescia e dalla Comunità Montana del Sebino, è quello di elaborare proposte progettuali creative ed innovative con focus sullo straordinario paesaggio naturale della riserva.

   

Foto Giacomo Feroldi

Situato in Italia settentrionale tra le province di Bergamo e Brescia, il Lago d’Iseo – noto anche come “Sebino” – è il settimo lago italiano per estensione ed il quarto in Lombardia. Grazie alla sua eccezionale ricchezza in termini di patrimonio storico e naturalistico, questo territorio rappresenta una delle zone più attrattive della regione, nonché una delle più apprezzate da visitatori e turisti.
Lungo la sponda sud del bacino si estende la famosa area vinicola del “Franciacorta”: un paesaggio meraviglioso caratterizzato da una topografia collinare disseminata di piccoli borghi e ricoperta da vigneti, dove la presenza dell’uomo si integra perfettamente con la natura del luogo. Il Sebino ospita inoltre l’isola lacustre più grande e più alta d’Europa: la celebre Monte Isola.
La genesi del Lago d’Iseo è legata non solo all’azione glaciale, che nel corso dei millenni ha profondamente plasmato il paesaggio locale, ma anche all’attività fluviale che tra 5 e 6 milioni di anni fa, a causa del drastico abbassamento del livello del Mar Mediterraneo, ha fortemente accentuato l’escavazione del suo fondale.
Molte delle tracce lasciate dal ghiacciaio sono ben visibili ancora oggi, ed una delle più significative, situata lungo la costa meridionale, si trova dove i sedimenti lasciati dal suo ritiro hanno contribuito alla formazione di uno spettacolare un anfiteatro morenico. L’incontro tra quest’area e la sponda del lago ha dato vita ad un ecosistema unico e di straordinario valore: le “Torbiere del Sebino”.

LE TORBIERE
La storia di questo luogo ha inizio con la fine dell’ultima glaciazione, tra settantamila e diecimila anni fa, quando il ritiro del ghiacciaio ha lasciato alle sue spalle una serie di depressioni paludose caratterizzate da distese di acqua dolce, oggi note come Torbiere.
Nel corso dei secoli la crescita della rigogliosa vegetazione locale ha portato alla formazione di uno spesso strato di torba, che col tempo ha rimpiazzato il layer d’acqua trasformando l’area in un’ampia distesa di prati umidi.
Alla fine del XVIII secolo, la scoperta che la torba – una volta essiccata – poteva offrire una resa calorica superiore al legno, ne innescò l’estrazione intensiva su larga scala. Con la nascita delle prime attività industriali legate alla seta, essa iniziò ad essere utilizzata non solo per uso domestico, ma anche come efficiente combustibile nelle filande di Iseo.
Per diversi decenni, prima dell’avvento del petrolio e dell’elettricità, la torba divenne un materiale preziosissimo per l’economia dell’ intera regione, tanto che riuscì a sostituire quasi completamente l’uso del carbone, la cui importazione era estremamente costosa.
La diminuzione dell’interesse per questo combustibile avvenne intorno al 1950, quando, dopo un lungo periodo di sfruttamento, il paesaggio e la fauna autoctona erano ormai inevitabilmente trasformati. Negli anni ‘70 le attività estrattive cessarono completamente in seguito all’introduzione dei primi vincoli di salvaguardia ambientale, che portarono alla costituzione della riserva naturale delle “Torbiere del Sebino” nel 1984.

 

Foto Giacomo Feroldi

 

LA RISERVA NATURALE
Dichiarate “Zona Umida di Importanza Internazionale” dalla Convenzione di Ramsar e “Zona Speciale di Conservazione” nell’ambito della Rete Natura 2000, le Torbiere del Sebino sono oggi considerate un’area prioritaria per la biodiversità nella Pianura Padana Lombarda.
Coprendo un paesaggio mozzafiato di 360 ettari, La Riserva è costituita prevalentemente da canneti e specchi d’acqua circondati da campi coltivati e piccoli insediamenti urbani.
Il parco comprende un’ampia estensione di bacini delineati dai rispettivi argini (Lame) – risultato dell’estrazione del giacimento di torba – ed una serie di lagune paludose lungo il confine settentrionale (Lamette). Sono presenti inoltre diverse pozze d’acqua profonde dai 10 ai 15 metri nelle zone Sud e Ovest – risultato di antichi scavi di depositi argillosi – dove in alcuni casi è ancora consentita la pesca.
Data l’ampia varietà di habitat e specie, alcune delle quali rare o addirittura a rischio di estinzione, La Riserva rappresenta la zona umida più significativa per estensione ed importanza ecologica dell’intera provincia di Brescia.
Visitabile attraverso tre percorsi principali – Sud, Centro e Nord – l’intero complesso è concepito come un santuario per l’ecosistema locale. I sentieri che consentono ai visitatori di attraversare le Torbiere sono dunque stati progettati per evitare ogni tipo di interferenza o disturbo alla fauna e alla flora autoctona.

FLORA E FAUNA
L’attuale situazione della flora della Riserva è molto diversa da quella di un secolo fa, quando il paesaggio mostrava un ambiente uniforme costituito da praterie umide e fitti canneti bagnati da specchi d’acqua residuali.
L’escavazione della torba ha radicalmente alterato la vegetazione del luogo e, a causa della riduzione dell’habitat, la sopravvivenza di numerose specie autoctone è stata messa a rischio. Tuttavia, lo sfruttamento intensivo del territorio ha contribuito alla genesi di un nuovo sistema di ambienti minori, dando origine ad un complesso mosaico ecologico di straordinario valore.
La profondità dell’acqua è il fattore che maggiormente incide sull’ecosistema del parco e di conseguenza sulle specie che lo abitano. Nei bacini più profondi si trova la vegetazione sommersa, mentre in quelli di media profondità sono presenti specie galleggianti e tappezzanti. Infine, presso i fondali più bassi e in prossimità delle sponde, la flora tipicamente più diffusa è quella del canneto di palude.
Per quanto riguarda la fauna, le Torbiere del Sebino ospitano ben 31 specie protette di uccelli acquatici nidificanti, svernanti e migratori. Numerosi sono anche i micro-mammiferi, come per esempio i toporagni, i  topi delle risaie ed i pipistrelli. È presente inoltre una vasta popolazione ittica, comprensiva sia di specie autoctone protette che di altre introdotte in tempi più recenti.
Non vanno dimenticati infine i rettili e gli anfibi, ospiti della Riserva insieme ad un insetto preistorico residente da oltre 250 milioni di anni sui terreni paludosi, capace di convivere in assoluta armonia con la presenza dell’uomo: la libellula.
La ricchezza di questo complesso ecosistema, unico nel suo genere per storia e varietà faunistica, non deve essere solo preservata e protetta, ma anche goduta dai suoi visitatori nel pieno rispetto della natura.

 

Foto Sergio Di Giacomo

 

I SENTIERI
Tre diversi sentieri circondano e attraversano La Riserva del Sebino, consentendo ai visitatori di immergersi nella natura selvaggia. Un paesaggio ricco di riflessi d’acqua e sfumature di colore caratterizza l’esperienza degli avventurieri curiosi di scoprire le zone umide delle Torbiere.
Percorrendo il “Sentiero Sud” dal Monastero di San Pietro in Lamosa, si può passeggiare tra campi coltivati e tratti di bosco, dai quali ad un certo punto sono visibili i primi specchi d’acqua. Dopo aver attraversato la terrazza panoramica per il birdwatching ed i bacini per la pesca, è possibile raggiungere l’area successiva grazie a delle passerelle sospese sull’acqua.
Conosciuto per essere il più suggestivo, il “Sentiero Centrale” si snoda direttamente nel cuore della Riserva. Tramite una serie di piattaforme in legno, esso collega i diversi lembi di terra tra le lagune, offrendo una visione completa del paesaggio a 360 gradi.
Infine dal Centro Visitatori parte il “Sentiero Nord”, seguendo il confine tra “Lama” e “Lametta” nei pressi della strada provinciale, tamponata da filari di alberi ad alto fusto e vegetazione autoctona. Il resto del percorso transita tra boschi igrofili e vigneti.
La peculiarità di quest’ultimo sentiero è senz’altro la Torre del Birdwatching: raggiungibile in pochi minuti a piedi dal Centro Visitatori, vi è possibile contemplare il panorama da una posizione privilegiata, immersi nel più assoluto silenzio.

 

Foto Stefano Bonalumi

 

WILDLIFE PAVILIONS
Vivendo in un periodo storico in cui catastrofi naturali e disastri ecologici sono fenomeni sempre più frequenti e di maggiore intensità, costruire in una Riserva Naturale potrebbe sembrare una grande contraddizione. La presenza umana all’interno delle aree protette è un tema delicato, che va affrontato con grande sensibilità al fine di garantire l’effettiva salvaguardia dell’ecosistema.
Oggi più che mai, la tutela del paesaggio come un patrimonio da salvaguardare per le generazioni future deve essere un principio da tenere sempre in conto quando si approcciano nuovi progetti. Risulta dunque fondamentale comprendere l’importanza di trovare il giusto equilibrio tra accessibilità e conservazione.
Wildlife Pavilions propone un cambio di paradigma: un’architettura concepita per coesistere in armonia con l’ambiente, progettata principalmente per la natura stessa anziché per l’uomo. Lo scopo del concorso è quello di pensare fuori dagli schemi e di immaginare delle strutture per la flora e la fauna: micro-architetture in cui l’uomo incontra la natura selvatica solo come ospite di passaggio, come visitatore rispettoso o semplicemente come osservatore.

IL CONCORSO
Con l’obiettivo di sfidare l’architettura antropocentrica e l’intento di sperimentare un nuovo processo creativo centrato sulla natura, il concorso prevede la progettazione di tre piccoli padiglioni immersi nel paesaggio delle Torbiere del Sebino.
Oggi le poche strutture presenti all’interno del complesso sono adibite unicamente al birdwatching, mentre le nuove dovranno integrare quelle esistenti con un’ulteriore funzione: fornire “riparo” alla natura stessa.
L’intenzione è quella di andare oltre il semplice atto di progettare una cabina di osservazione. In effetti, il fine è molto più ambizioso: Wildlife Pavilions vuol dire progettare strutture per la nidificazione degli uccelli, rifugi per rettili e anfibi, supporti per la proliferazione della vegetazione autoctona, hotel per insetti, piattaforme prendisole e molto altro…
La chiave sta nel riuscire a concepire una proposta progettuale focalizzata sulla natura. Allo stesso tempo, il progetto deve consentire ai visitatori di usufruire di queste strutture e di osservare la fauna autoctona in totale armonia con l’ecosistema.
Di conseguenza è richiesta particolare attenzione nell’utilizzo dei materiali e delle texture, in quanto rappresenteranno elementi chiave nella definizione del progetto. La scelta di soluzioni naturali ed ecologiche o di materiali locali può aiutare questi nuovi padiglioni a dialogare al meglio con il contesto circostante.

 

Foto Andrea Facchinetti

 

IL PROGETTO
Il programma del concorso consiste nella progettazione di tre micro-strutture immerse nel paesaggio della Riserva Naturale. Può trattarsi di padiglioni completamente indipendenti oppure di volumi collegati tramite altri elementi minori, come pavimentazioni, segnaletica, piattaforme galleggianti o qualsiasi altro tipo di device. Tuttavia, dovranno necessariamente essere in qualche modo connessi in termini di matericità e linguaggio architettonico.
I tre padiglioni dovranno fornire almeno uno spazio fruibile per la flora o la fauna come funzione principale. Allo stesso tempo, dovranno garantire ai visitatori la possibilità di praticare il birdwatching e di contemplare la natura in totale sintonia con il contesto.
1) La prima micro-architettura sarà collocata in corrispondenza dell’accesso Est del Sentiero Centrale, e andrà concepita come il collegamento tra due livelli con differenti altezze. Circondata da frondosi alberi ad alto fusto potrà essere immaginata come una torre verticale, una rampa aperta, un volume ipogeo incastonato nel terreno o qualsiasi altra forma che meglio si adatti al paesaggio e alla topografia.
2) La seconda struttura sarà posta presso una location a scelta lungo il Percorso Centrale: appoggiata a terra, a contatto con l’acqua, o anche completamente sopraelevata. Assicuratevi di sfruttare la posizione privilegiata aperta verso una magnifica vista panoramica.
3) Infine, il terzo volume potrà essere localizzato ovunque all’interno del complesso delle Torbiere. La scelta della posizione esatta verrà lasciata a discrezione dei partecipanti. Il padiglione potrà essere galleggiante, ricoperto di vegetazione o semplicemente isolato lungo il cammino. Siate creativi e non abbiate paura di sperimentare!
I padiglioni possono assumere la forma di barriere verticali, tettoie, volumi, torrette, setti o piattaforme galleggianti, e possono essere dotati di aperture mobili per l’osservazione della fauna.
Non sono previsti vincoli per quanto riguarda i metri quadrati da coprire, tuttavia l’altezza massima consentita lungo il Sentiero Centrale è di 3,90 metri (questo limite di altezza deve essere rispettato unicamente per la 2° struttura). Ricordate che quando si tratta di progettare in una riserva naturale vale spesso il detto: “Small is More”!

Ulteriori indicazioni relative ad ognuno dei tre padiglioni saranno disponibili all’interno del Download Package scaricabile dal sito.

Iniziativa realizzata nell’ambito del bando Wonderfood & Wine di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia per la promozione di Sapore inLOMBARDIA

Privacy Policy | Cookie PolicyPreferenze sulla privacy • Progettato e sviluppato da Linoolmostudio Marketing Turistico

Accessibility Tools

  • Content scaling 100%
  • Font size 100%
  • Line height 100%
  • Letter spacing 100%