Architettura del presente


Nel periodo che va dagli anni Venti ai giorni nostri il territorio del lago d’Iseo accetta una serie di sfide lanciate dall’architettura contemporanea: ne risultano alcune importanti soluzioni architettoniche che oggi, superando ogni localismo, sono riconosciute come tappe esemplari del cammino compiuto nell’ultimo secolo dall’architettura lombarda.

L’architettura del Ventennio fascista ha lasciato sul lago d’Iseo poche testimonianze ancora oggi leggibili, anche se almeno un edificio, progettato da un importante architetto di quel periodo, Giovanni Muzio (1893-1982), merita di essere ricordato. È la chiesa di Santa Croce a Zorzino, frazione di Riva di SoltoGiovanni Muzio riveste la chiesa di quelle decorazioni che sono reminiscenze dell’architettura italiana dei secoli passati, riferendosi in particolare al classicismo sei-settentesco. In questo modo persegue l’idea di un recupero del valore razionale dell’Umanesimo e della riscoperta della classicità, un vero e proprio “ritorno all’ordine” che affonda le sue radici nell’italianità della cultura artistica del passato.

Il Razionalismo moderno in senso stretto è invece quel movimento architettonico che, nato negli anni Venti del Novecento, viene poi ripreso con forza e ampliato a partire dal dopoguerra. Nell’ottica del Razionalismo la bellezza estetica degli edifici non ha più bisogno di una decorazione che camuffi e soffochi la struttura, ma è la struttura stessa, nei materiali utilizzati, nel rigore progettuale, nella forma e nella sua cristallina razionalità, l’obiettivo che deve essere perseguito. Un esempio interessante, proprio per la sua analogia con l’architettura razionale di primo Novecento, ci viene offerto dalla casa progettata nel 1962 a Vello di Marone da Giorgio Grassi, architetto nato a Milano nel 1935. Questo villino bianco, costruito con pilastri e travi in cemento armato, è composto da un solo piano e sfrutta, nella pianta rettangolare, lo spazio lungo e stretto dell’area, tra la strada provinciale e il lago. Chiaro è l’eco di Le Corbusier nell’idea della finestra a nastro e del “tetto giardino”. Il giardino pensile insieme alle due verande e all’affaccio sul lago, con la darsena e la terrazza, permette di percepire la struttura come parte integrante della natura circostante, elemento questo che viene sottolineato anche dai pavimenti in ceramica azzurra e dai serramenti verdi.

Interessante, nell’ottica del razionalismo funzionale del dopoguerra, è porre poi l’accento sulla tipologia architettonica votata all’attività industriale. Va, infatti, ricordato l’esempio della centrale idroelettrica di Gratacasolo, località di Pisogne, anche se, forse, meno famosa di altre che sono sorte in Valle Camonica tra XIX e XX secolo. Opera dell’immediato dopoguerra di Luigi Guagliumi (1913-1995) la centrale è un fabbricato in cemento armato dalla forma a L, commissionata dall’Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia di Genova. Il funzionalismo della distribuzione dei locali, con un lucernario ricavato sul soffitto per illuminare zenitalmente la sala quadri, si unisce al razionale decoro che caratterizza la struttura. All’interno si conserva ancora oggi una pittura su muro del pittore e illustratore Vsevolod Nikulin (1890-1968). L’artista, in collaborazione con l’allieva Giannina Lavarello, decora nel 1950 una parete della centrale con uno dei suoi soggetti favoriti: una “mappa parlante” dove il lago d’Iseo e il territorio circostante si animano dei personaggi, degli stabilimenti dell’Ilva e del genius loci che lo caratterizzano, in un vero e proprio repertorio metarchitettonico.

Un altro esempio, più vicino ai giorni nostri, può essere offerto dal caso della Cementifera di Tavernola, dipinta nel 2001 su progetto dell’artista Jorrit Tornquist. Ancora una volta è d’obbligo fare riferimento a una forma di razionalismo meditato, questa volta però applicato all’uso del colore in funzione architettonica: questo, che nel caso di Tavernola, diviene un vero e proprio progetto di riqualificazione dell’edificio esistente, grazie a uno studio attento di forme (il quadrato che ricorda il pattern di un megapixel) e di una tetrade di accostamenti cromatici di saturazione differente (rosso, verde, marrone e blu) che, uniti al colore della polvere, prodotto della e dalla cementifera, creano una sorta di quadro o scenografia ambientale.

Oltre all’abitazione e alle strutture industriali, un’altra tipologia con cui l’architettura contemporanea deve confrontarsi sono gli edifici adibiti alla funzione religiosa. La chiesa di Sant’Antonio Abate nella frazione di Corti a Costa Volpino è stata progettata dall’architetto Luigi Cottinelli a partire dagli anni Sessanta. A eccezione del campanile all’esterno, la struttura della chiesa, di pannelli prefabbricati, non reca nessuna di quelle decorazioni standardizzate proprie dell’edificio di culto. All’interno, la parete absidale della chiesa è composta da un’ampia vetrata che si apre sulla natura retrostante. Non solo però la natura attira l’attenzione del visitatore, ma anche la decorazione sulla vetrata eseguita tra il 1972 e il 1976 da Franca Ghitti (1932-2012), scultrice originaria della Valle Camonica, che dalla cultura tradizionale di questi luoghi è partita per sviluppare la sua poetica personale.

Nel 2009 si conclude invece l’intervento di riqualificazione della ex chiesa di Sancte Marie de Nigrignano a Sarnico, chiesa di origine medievale che agli inizi del Novecento, dopo essere stata inglobata nelle strutture della manifattura Sebina, divenne un magazzino. L’architetto Gualtiero Oberti si trovò davanti alla richiesta di dare nuova vita a questo edificio, facendolo, da una parte, evolvere nelle forme proprie di questo secolo e dall’altra rispettando la storia e i materiali dell’edificio stesso (come la pietra arenaria di Sarnico o il portone in legno), con il fine di renderlo un centro polifunzionale. Dopo il recupero dell’ambiente interno si è proceduto con la creazione di una struttura lignea sospesa sopra la navata della chiesa, raggiungibile tramite una scala esterna addossata alla facciata meridionale e racchiusa interamente in una teca di vetro. Questa piccola architettura, la cui struttura, essendo anamorfica, può essere percepita nella sua forma ovoidale di perfezione e rinascita solo da una determinata posizione, è stata ribattezzata significativamente “navicella di Piero”.

È importante infine ricordare un ultimo esempio in cui l’architettura contemporanea ha dovuto dialogare con strutture che ci sono state consegnate dal passato. Si tratta del progetto iniziato nel 1985 e attuato dall’architetto Franco Maffeis nel complesso residenziale di Menzino, frazione di Monte Isola. Innanzitutto si è cercato di ricreare la sinergia tra la villa seicentesca e il nucleo antico delle case attraverso la creazione di un percorso pedonale. Il recupero architettonico del complesso residenziale ha visto quindi, in un secondo momento, il ripristino dei materiali originali che il tempo aveva degradato, come il legno e la pietra locale, e che sono stati integrati ad altri tipici della modernità, come le putrelle in ferro colorate, in un’affascinante intersezione di linguaggio giocata tra il passato e il presente.

 

Silvia Capponi

Per saperne di più:

GUAGLIUMI L., La Centrale Idroelettrica dell’Ilva a Pisogne-Darfo, Milano 1953.

IACP di Brescia. Tre interventi. Ristrutturazione di 16 alloggi a Montisola, frazione Menzino, in “Edilizia Popolare”, marzo aprile 1987, n. 195, pp. 42-46.

Giorgio Grassi. Progetti 1960-1980, a cura di F. Moschini, Firenze 1984.

IRACE F., Giovanni Muzio 1893-1982. Opere, Milano 1994.

Giorgio Grassi. Opere e progetti, a cura di G. Crespi, N. Dego, Milano 2004.

TORNQUIST J., Jorrit Tornquist. Color-works, Montichiari (Bs) 2006.

TORNQUIST J., Colore e luce. Teoria e pratica, Milano 2006.

OBERTI G., La navicella di Piero. Il recupero dell’ex chiesa di “Sancte Marie de Nigrignano de Sarnico”, Bergamo 2014.

Iniziativa realizzata nell’ambito del bando Wonderfood & Wine di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia per la promozione di Sapore inLOMBARDIA

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