Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Pregasso
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo nella località Pregasso, comune di Marone, spicca per la sua posizione, facilmente visibile da vari punti, così da essere stata in passato anche un punto di riferimento visivo sul Sebino. Già la Guida del lago d’Iseo del 1935 raccomandava la visita anche per la possibilità di ammirare un panorama che comprendeva “l’ampio golfo che s’incurva fra Sulzano e Vesto quasi per abbracciare le tre isole incantevoli del lago”. Il luogo non dovette passare inosservato in passato proprio per la posizione strategica che permetteva di controllare buona parte del territorio sottostante.
È documentata una prima costruzione nel 1238, ampliata poi nel XV secolo. Dall’analisi del complesso si comprende che vi sono vari corpi di fabbrica impostati a quote differenti e addossati all’aula della chiesa. Il campanile è posto nel fianco nord-est del presbiterio.
L’edificio svolse funzione di parrocchiale fino al trasferimento, voluto dal parroco e concesso dalla visita apostolica di Giorgio Celeri nel 1578, nella nuova chiesa di San Martino.
La facciata è ‘a capanna’ con protiro coperto da volta a crociera poggiante, nella porzione antistante, su colonne in pietra di Sarnico saldate su alti plinti. Il portale d’ingresso è coronato da una lunetta a pieno centro contenente il dipinto, firmato “G. Casari X-1-1946”, con Gesù salva Pietro dalle acque. Sui fianchi laterali esterni sporgono i contrafforti di contenimento delle spinte interne corrispondenti agli archi che reggono il tetto. L’interno è a navata unica, scandito da archi a pieno sesto che vanno a scaricare il peso su capitelli di lesena. Il soffitto mostra le travature in legno a vista e le tavelle in cotto. La chiesa è stata oggetto di un restyling a metà del XX secolo che ha portato varie modifiche. I due altari laterali, uno in scagliola (come pure il paliotto di quello maggiore), l’altro in legno, sono dedicati a san Fermo e alla Vergine di cui si conservano le rispettive statue. Superstite dai vari restauri, adattamenti e cambiamenti liturgici è il pulpito settecentesco al centro della parete di destra. Gli affreschi del fronte dell’arco acuto del presbiterio sono recenti, del 1946, e portano le firme di G. Casari e di E. Piroli. Le decorazioni degli archi e dei finti cornicioni della navata sono da ricondurre alla medesima impresa. I pittori trattano la parete quasi fosse un tramezzo di una chiesa francescana suddividendo lo spazio in più riquadri. Sono dipinti alcuni episodi che vedono come protagonisti i papi tra cui Pio XII (nel riquadro maggiore), ossia il pontefice (regno 1939-58) del Secondo Conflitto Mondiale, ancora in vita, quindi, quando fu realizzata la decorazione.
Il presbiterio, a base quadrangolare e coperto da volta ogivale, è interamente decorato: ai lati vi sono gli episodi dell’Ultima cena e la Consegna delle chiavi a Pietro: probabilmente tardo seicenteschi, furono ‘ripassati’ per cui è difficile formulare un giudizio. Meglio conservata è la volta con i putti che reggono le insegne pontificali, le catene di san Pietro e suonano delle trombe; il tutto è la naturale prosecuzione delle decorazioni della seicentesca cornice dell’altar maggiore nel cui timpano spezzato vi è uno stemma con i simboli petrini delle chiavi e della tiara pontificia, retto da due angeli. La pala di Francesco Giugno ritrae la Vergine col Bambino e i santi Martino di Tours (?), Pietro e Paolo (1608-1614). In controfacciata si conserva un’altra tela, databile entro il 1606, forse una pala d’altare, di Antonio Gandino con la Vergine col Bambino e i santi Francesco, Fermo, Onofrio e il donatore; mentre la Trinità in gloria è di un anonimo della prima metà del XVII secolo, forse Ottavio Amigoni. All’esterno si conserva pure una piccola cappella del Sepolcro, costruita nel 1950, in cui sono state portate dall’edicola di Ponzano tre statue lignee (Cristo morto, Due Marie) di una bottega settecentesca.
Federico Troletti