Il Castelliere


Oggetto di interesse e di studi da decenni, il Castelliere di Lovere è un sito archeologico alle pendici del monte Cala nella località recentemente denominata Ronchi, ma che in antico era detta Comarino, un toponimo che identifica aree caratterizzate dalla presenza di ghiaioni e frane. Le indagini archeologiche non hanno fornito alcuna conferma rispetto all’ipotesi che qui vi fosse un castelliere protostorico: fra gli scarsi materiali restituiti dagli scavi nulla è attribuibile all’età preistorica e sono emersi solo alcuni frammenti di ceramica rinascimentale. Le stesse strutture sembrano essere state realizzate sopra il selciato di una via di fattura, nella migliore delle ipotesi, medioevale.

In ogni caso alcuni accorgimenti costruttivi utilizzati, la probabile presenza di un recinto che racchiudeva l’area e la posizione dominante su Lovere suggeriscono che le strutture erano presumibilmente state realizzate a fini militari.

Scorrendo le fonti è stata quindi avanzata l’ipotesi che ci si trovi davanti a una delle strutture militari per l’assedio di Lovere condotto dall’esercito di Pandolfo Malatesta nel 1414: la vicenda si colloca nell’ambito della cosiddetta Guerra di Lovere e Valle Camonica, una delle campagne che Pandolfo fu obbligato a condurre per consolidare il suo dominio sui distretti bergamaschi e bresciani.

In questo luogo sarebbe quindi stato posto il campo, o uno dei campi, utile per l’assedio a Lovere, in posizione favorevole e lungo la direttrice di accesso alla rocca di San Giovanni, che era uno dei cardini difesivi del territorio. Successivamente, quattro anni dopo la presa di Lovere, nell’imminenza del ritorno degli sforzeschi nel 1418, Pandolfo fece realizzare, imponendo una tassa, una bastia (piccola fortificazione) a Lovere. Essendo quelle del cosiddetto Castelliere le uniche strutture assimilabili a una bastia, è stato ipotizzato che questa sia stata edificata da Pandolfo per presidiare il sito da lui utilizzato per l’attacco a Lovere.

Le vicende della guerra di Lovere e Valle Camonica sono ben note attraverso i registri del Malatesta. Il conflitto ebbe origine nel 1413: inizialmente le truppe malatestiane assalirono la Riviera d’Iseo, la Val Calepio, la Val Cavallina e, ponendo tra agosto e settembre l’assedio al castello dell’Aminella a Trescore, si aprirono la strada della Val Cavallina verso Lovere. Il castello di Terzo era già controllato dal Malatesta tra gennaio e maggio, quello di Sovere tra febbraio e ottobre mentre Solto, Riva e Pianico lo saranno tra gennaio e febbraio.

Le prime notizie sull’assedio di Lovere risalgono forse ad aprile, certamente al luglio 1414, e ricordano l’invio di derrate alimentari per il Malatesta al campo di Lovere. Taglie per l’esercito contro Lovere e Val Camonica sono ricordate nel settembre, ottobre e dicembre 1414. Una base a supporto delle operazioni militari era mantenuta a Clusane: in particolare i documenti citano l’impiego di armi come le bombarde, che giungevano a Lovere dai porti meridionali del lago.

Lovere, dopo mesi d’assedio, fu presa nel novembre del 1414, come ricorda il notaio Lorenzo Scano di Gandino: “sabato 3 novembre Matteo da Faenza, con gran comitiva, andò in Val Cavallina ed andarono a Lovere e quel giorno ebbero il castello, il paese ed il dosso di San Zenone [San Giovanni] e ci fu un gran saccheggio”. Sappiamo che il 4 novembre un messo fu pagato per avere portato a Bergamo la “buona notizia di Lovere”.

Il 6 novembre furono presi la rocca di Castro e altri fortilizi in Val Camonica; fu occupata l’intera zona fino al fiume Dezzo e nel gennaio del 1415 si combatteva contro Gorzone. Vennero anche “truppati” (presidiati) i castelli di Sovere, di Solto e la torre di Riva di Solto.

Pandolfo esiliò i loveresi più ostili e diede il controllo dell’abitato ai suoi fedeli di Castro e della Val Seriana, ponendo a presidio del castello di Volpino altri suoi fedeli della Valle Camonica. Le operazioni militari si spostarono quindi nella bassa bresciana. Gli esuli di Lovere poterono rientrare in paese e rioccupare le loro case solo dopo che Pandolfo fu sconfitto dai Visconti nel 1419.

 

Francesco Macario

 

Foto copertina: Laura Taccolini

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