Chiesa di Santa Maria Maddalena


Sulle rovine del castello medievale di Tavernola, nel XV secolo è documentata una prima chiesa, distrutta a partire dal 1749 per far posto alla nuova costruzione. L’architetto è stato identificato in Giovanni Battista Galli, di origine comasca ma assai attivo in area sebina e bresciana. Suoi sono i progetti della chiesa di San Silvestro a Folzano e di San Giovanni Battista a Conche (Sale Marasino). Nel progettare la chiesa, Galli si è certamente ispirato alle architetture del bergamasco Giovanni Battista Caniana (autore della parrocchiale di Sale, del quale sembrerebbe essere stato capomastro in importanti cantieri. Oltre a Caniana, è possibile che uno dei modelli per la parrocchiale fosse la chiesa di Santa Maria della Pace a Brescia, terminata da pochi anni e di grande novità per il territorio bresciano e bergamasco. Il modello bresciano spiegherebbe anche la presenza dell’elegantissima cupola centrale, elemento unificatore dell’intero edificio.

La facciata, assai sobria nel delicato aggetto delle lesene, segue un formulario assai in voga nelle province venete di Terraferma.

La chiesa è a navata unica. Al centro vi sono due grandi altari che si aprono sulla navata coperta dalla grande cupola, mentre nel fondo della chiesa e a ridosso del presbiterio sono ricavate quattro cappelle laterali poco profonde. La decorazione settecentesca delle volte con Storie della Maddalena spetta al bresciano Francesco Savanni che risolve gli episodi entro cornici mistilinee, con il suo stile leggero e luminoso. Gli affreschi della cupola maggiore, invece, furono rifatti nel 1956 dal bergamasco Vittorio Manini, attivo nel restauro di molte parrocchiali della zona, che integra perfettamente il proprio intervento con le preesistenze settecentesche.

Dietro l’ottocentesco altare maggiore in marmo spicca l’interessante coro ligneo, intagliato dallo scultore Giovanni Sanz (1705); proviene dalla vecchia parrocchiale e fu adattato alla nuova abside, meno profonda, non senza vistosi tagli. Ai lati dell’altare, i banchi del presbiterio sono opera del tedesco Ignazio Hillepront (1707). Sopra il coro, la pala di Santa Maria Maddalena che riceve la comunione è firmata e datata 1798 da Vincenzo Angelo Orelli.

Dall’antica parrocchiale provengono due pale: Il Crocifisso con i santi Francesco, Carlo e Fermo, firmato e datato dal pittore Stefano Viviani nel 1618, in sacrestia, e Sant’Antonio di Padova con le sante Lucia, Agata, Apollonia, Orsola riutilizzata come pala del primo altare di sinistra dal presbiterio.

Il capolavoro della chiesa è l’altare marmoreo della Vergine del Rosario (secondo a sinistra), commissionato alla bottega dei Fantoni tra il 1784, ma concluso solo nel 1798. Il medaglione centrale del paliotto raffigura La battaglia di Lepanto (1571) che sarebbe stata vinta per intercessione della Vergine nel giorno della festa del Rosario; il rilievo, in marmo bianco, rappresenta la Vergine che brandendo la corona del Rosario scaccia gli infedeli. Le tele dei Misteri del Rosario, entro cornici ovali in stucco, sono opera di un pittore di area veneta della metà del Settecento, assai affine allo stesso Savanni. La nicchia accoglie una statua lignea della Vergine col Bambino di Virgilio Vavassori (1936) che sostituisce una più antica statua vestita mentre ai lati dell’altare sono poste le statue in marmo dei Santi Domenico e Caterina.

Di fronte, il notevolissimo altare di San Luigi Gonzaga reca, ai lati, le due allegorie in marmo della Fede e dell’Umiltà, e, nel timpano, due Angeli: le sculture sono da sempre considerate le ultime opere di Sante Calegari il giovane. Evidentemente impostate dallo scultore, furono però terminate da un ignoto artista lombardo che ne trattò le forme con modi più abbreviati e sommari; è possibile che le sculture siano state riprese in concomitanza con la sistemazione dell’altare al momento dell’arrivo della pala d’altare, commissionata a Sante Cattaneo nel 1808. Le tele con Il Sacro Cuore di Gesù e Cristo nell’Orto degli ulivi sono opera di Antonio Guadagnini (1880).

 

Fiorenzo Fisogni

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