Santuario della Madonna della Ceriola a Cure
Alla sommità di Monte Isola, visibile da tutto il lago, sorge il santuario che unifica i fedeli delle varie parrocchie dell’isola dedicato alla Madonna della Ceriola e alla festa della Purificazione. In origine la chiesa, detta Santa Maria de Curis, fu la prima parrocchiale per tutta l’isola come documentato nel 1410. È assai probabile che il sito fosse frequentato in epoca precristiana per culti inerenti divinità dei boschi: alcuni ritrovamenti archeologici sembrano sostenere questa ipotesi. Il termine Ceriola, invece, trova forse un nesso con la celebrazione della festa della Candelora che si svolge il 2 febbraio.
La chiesa è arroccata sulla roccia, circondata da un piccolo sagrato; il panorama sul lago è assai suggestivo. La prima costruzione è forse da ricondurre al XIII secolo; seguì un ampliamento nel XV-XVI secolo e altre modifiche nel Seicento che portarono alla costruzione del presbiterio, assai più grande a base rettangolare con relativa cupola, la volta a botte della navata e l’inserimento di due cappelle laterali. A metà del ‘700 furono decorate le volte e aggiunto il campanile. La facciata è anomala perché vi furono addossate la torre campanaria e parte dell’abitazione del custode; l’ingresso principale è un semplice portale in arenaria con protiro poggiante su una colonna e aperto su due lati.
L’interno si presenta invece sfarzoso per l’impiego di decorazioni, lesene con capitelli e stucchi che riempiono l’unica navata e ancora più il presbiterio. I dipinti settecenteschi della navata e del presbiterio propongono episodi della vita della Vergine; sono di discreta fattura con un’attenzione alla costruzione prospettica e agli effetti coloristici pienamente barocchi.
In controfacciata è riemerso, dopo che l’edificio è stato colpito da un fulmine,
un affresco della fase quattrocentesca della chiesa; si tratta di una Imago pietatis, ossia il Cristo morto e piagato che si leva dal sepolcro con i simboli della Passione. Un altro affresco, una Madonna col Bambino del XVI secolo, è stato in parte messo in luce. Il santuario conserva inoltre una piacevole raccolta di tavolette ex voto donate dai devoti che ricevettero grazie dalla Madonna; di scarsa fattura, queste piccole opere forniscono uno spaccato della devozione e della vita quotidiana durante i secoli. Negli ex voto compare spesso, in associazione alla Vergine, anche san Fermo venerato nella cappella ricavata nel fianco sinistro della navata; la pala dell’altare raffigura la Madonna col Bambino e i santi Giuseppe, Antonio di Padova, Fermo. La cappella sulla destra è in onore di san Giuseppe e conserva un’interessante tela, datata 1733 e firmata Antonio Paglia, raffigurante la Morte di san Giuseppe.
Il presbiterio è tuttora separato dalla navata da un’elaborata cancellata seicentesca in ferro battuto. La mensa dell’altare è in marmo nero e fa da basamento alla struttura barocca che sale fino al fregio da cui stacca la cupola: è una grande cornice in legno dorato retta ai lati da colonne con decorazioni vegetali e terminante con timpano spezzato. Al centro, nel primo ordine, si divide in tre nicchie in cui dimorano le statue lignee della Madonna della Ceriola (o della Seggiola), fra i Santi Faustino e Giovita. Nella porzione superiore si propone la medesima tripartizione ma senza nicchie; al centro vi è un bassorilievo con Dio Padre benedicente. Il complesso scultoreo sembra il risultato dell’assemblaggio di elementi provenienti da allestimenti differenti, scalati cronologicamente tra i secoli XVI e XVII. Alla Madonna e a Gesù bambino sono state aggiunte le corone dorate; il manto della Vergine, rispetto a quello dei due santi, pare più elaborato e meglio riuscito nella definizione delle pieghe in particolare le porzioni che coprono gli arti inferiori. Proprio per la spigolosità e la ricercatezza delle vesti, la Vergine pare essere di fattura un poco più antica. Le ultime opere realizzate sono i dipinti murali (1924) di Achille Locatelli posti nelle pareti del presbiterio e in controfacciata.
Federico Troletti
Per saperne di più:
TURLA F., La vergine bellezza di Montisola, Brescia 2001, pp. 532-557.
Fotografie: www.visitmonteisola.it