1 Pieve di Sant'Andrea - Iseo

La chiesa, dedicata a Sant’Andrea Apostolo, fu fondata dal Vescovo di Brescia Vigilio tra la fine del V e l’inizio del VI secolo, in questo luogo appartato e suggestivo al limite del centro storico di Iseo, su un’area già insediata in epoca romana.

L’edificio presenta una facciata singolare con elementi in stile romanico o gotico, dei quali il più significativo è sicuramente il campanile, che venne inserito al suo centro tra il IX e il XII secolo e funge da ingresso.

Nell’Ottocento, a destra del campanile,  fu murata l’arca funeraria di Giacomo Oldofredi, deceduto nel 1325, proprietario dell’omonimo castello e feudatario di Iseo. L’iscrizione sulla lapide ne ricorda le gesta.

L’interno della chiesa è invece frutto del rinnovamento neoclassico compiuto dall’architetto bresciano Rodolfo Vantini, il quale ampliò la struttura fra 1826 e 1840. Abolite le tre navate originali, si presenta ora a navata unica con 10 cappelle.
Entrando, il visitatore resta colpito dal presbiterio: nell’abside, l’affresco dell’Ultima Cena di Ponziano Loverini.

Appartiene al cantiere ottocentesco anche la Cappella di San Vigilio, patrono di Iseo, sempre progettata dal Vantini con la statua di Giacomo Sozzi e gli affreschi di Giuseppe Teosa.
Nascoste dal chiaroscuro della chiesa, due tele appartenenti a due protagonisti della scena artistica lombarda sono in dialogo tra loro. L’uno davanti all’altro, quasi in competizione, troviamo il Pentimento di San Pietro di Giuseppe Diotti e l’Arcangelo Michele di Francesco Hayez. Grazie al genio e alla maestria di Hayez, l’iconografia acquisisce una nuova prospettiva: mentre l’arcangelo Michele sta cacciando Lucifero dal Paradiso, ci viene naturale distinguere il bene dal male, la luce dal buio. L’angelo è un giovane nudo, inondato di luce, sotto il cui piede leggiadro s’intravede un’immagine scura, non ben identificabile. È Lucifero che, chiuso in sé stesso, è stato sconfitto.  Infine, oggetto di secolare venerazione è il trecentesco affresco della Madonna con Bambino che si trova lungo la navata destra.

L’area sacra della Pieve di Sant’Andrea, uno dei poli storici del paese, include altre due chiese.
Di fronte all’ingresso della Pieve, proprio davanti all’alta torre campanaria, è situata la Chiesa settecentesca di San Giovanni Battista, costruita nella sede dell’antico battistero.
Nella parte settentrionale del sagrato, in una posizione nascosta, perché coperta da una costruzione settecentesca, si trova la Chiesa romanica di San Silvestro. Edificata nel XIII secolo come cappella vescovile, successivamente divenne sede della confraternita laica dei Disciplini della Santissima Croce.

L’interno, per quanto spoglio, presenta una particolarità portata alla luce nel 1985, durante i lavori di restauro. Si tratta di un’interessantissima raffigurazione della Danza Macabra, tema iconografico molto diffuso in Europa, che vede la morte rappresentata da scheletri insieme a personaggi di spicco del tempo vivi, in una successione che ricorda una processione o una “danza macabra”, a voler significare che tutti gli uomini, anche i potenti, sono destinati a diventare scheletri.

2 Chiesa dei Santi Pietro e Paolo - Pilzone d'Iseo

La parrocchiale di Pilzone sostituisce una precedente struttura cinquecentesca, di cui ha in parte utilizzato le murature. All’originaria dedicazione ai Santi Pietro e Paolo fu aggiunta, nel Cinquecento, l’intitolazione all’Assunta. L’edificio attuale, del XVII secolo ma rielaborato in epoca più recente, sorge tra la strada provinciale e la linea ferroviaria. Il piccolo sagrato è rivolto verso il lago e, nella facciata, quattro nicchie ospitano le statue dei Santi Pietro, Paolo, Tommaso e Carlo Borromeo.

L’interno è ad aula unica, con altari e decorazioni ottocentesche. Notevole la zona presbiteriale, dove si segnala la pala, datata 1741, con La Vergine in gloria e i Santi Pietro, Francesco, Luigi Gonzaga e Carlo Borromeo, assegnabile al bresciano Domenico Voltolini, cui spettano, forse con la collaborazione della bottega, anche i numerosi affreschi del presbiterio, che si concludono al centro della cupola con l’Assunzione della Vergine.  La grande tela del Settecento con la Comunione degli Apostoli al secondo altare di destra, dedicato al Santissimo Sacramento, deriva da modelli veneti. Alla parete destra del presbiterio è appesa una Madonna col Bambino e i Santi Domenico e Caterina da Siena del 1608, che rientra nella produzione bresciana successiva al Moretto, con qualche affinità con Pietro Marone.

3 Castello Oldofredi - Iseo

Il Castello Oldofredi prende il nome dalla nobile famiglia iseana che lo possedette durante il Medioevo, gli Oldofredi, signori di Iseo e della Franciacorta.

Il corpo di fabbrica più antico è il mastio nell’ala meridionale, non più visibile dall’esterno e databile alla fine del XI secolo. È a pianta quadrata di circa 10 m di lato, con spessi muri di pietra, e probabilmente faceva parte del castrum incendiato da Federico Barbarossa nel 1161.

Sul sito del castrum fu eretto fra XIII e XIV secolo un nuovo castello a pianta rettangolare costituito da torri quadrangolari scudate, con un lato aperto verso l’interno. Era circondato da un profondo fossato scavato nella roccia e oggi in parte colmato. Vi si accedeva a nord e a sud tramite due porte dotate di ponti levatoi. Il primo era protetto da una torre, oggi completamente perduta, e il secondo dal mastio, al quale si addossava lateralmente.

La rocca aveva il duplice obiettivo di caposaldo strategico nella difesa del territorio e di apparato di controllo militare del paese.

Sotto il dominio veneziano il castello perse la sua importanza militare e divenne proprietà dei Celeri fino al 1585, quando venne donato ai frati cappuccini. Subì diverse modifiche, le torri furono mozzate e fu costruita la Chiesa di San Marco, a navata unica coperta a botte, consacrata nel 1629.

Fra XVII e XVIII secolo furono aggiunti il corpo a due piani all’esterno del muro nord e gli edifici lungo i tre lati del cortile. Il corpo a sud ha portico e loggiato costituiti da archi sorretti da pilastri in muratura. A piano terra un affresco seicentesco raffigura uno scambio di doni fra un frate e alcuni personaggi in vesti orientali; a livello del loggiato vi sono i resti di una Crocifissione. Affreschi settecenteschi, quali la Madonna della Misericordia e San Fedele da Sigmaringen, si trovano lungo la scala d’accesso ai piani superiori, al primo piano l’Ecce homo e Sant’Antonio da Padova e sull’androne di ingresso al cortile l’Annunciazione.

Con le soppressioni napoleoniche, nel 1797, i frati abbandonarono il convento e il complesso, divenuto proprietà privata, fu trasformato in appartamenti. Fu acquistato dal Comune di Iseo negli anni ‘60 del Novecento e restaurato. Oggi mantiene in parte la funzione abitativa e ospita la biblioteca comunale, alcune associazioni culturali e, nella ex Chiesa di San Marco, la sala civica.

4 Chiesa di San Pietro Apostolo e San Giovanni di Dio - Cremignane (Iseo)

La Chiesa di San Pietro Apostolo e San Giovanni di Dio sorge in posizione sopraelevata a ovest delle Torbiere del Sebino. La struttura attuale risale al 1750.

Preceduta da uno stretto sagrato a ciottoli, la chiesa presenta una facciata a capanna intonacata e definita da lesene angolari. Tipicamente settecenteschi, per la forma mistilinea del contorno, sono il portale e la finestra sagomata e senza cornice che lo sovrasta.

L’interno, molto luminoso, è a croce greca, dotata di altari laterali e di un apparato decorativo in stucchi e affreschi. Il presbiterio, rialzato e quadrangolare, è coperto da una volta a vela interamente decorata e affrescata.

L’opera più pregevole è la pala d’altare firmata da Antonio, figlio maggiore di Francesco Paglia, datata 1729, quindi in anni precedenti la riedificazione del complesso, dominata da toni cromatici perlacei, rosa e azzurri.

5 Chiesa Vecchia - Clusane d'Iseo

Prima chiesa parrocchiale di Clusane, la Chiesa Vecchia, dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, esisteva già quando nel 1093 fu donata dai proprietari, i Brusati, signori longobardi di Sovere, all’ordine Cluniacense; l’abate di Cluny inviò due monaci che vi fondarono un priorato. Tipica chiesetta medievale a navata unica, fu ampliata con tre navate nei secoli XVI e XVII.

La facciata a capanna si presenta nel complesso disadorna. Il portale del 1717 è in pietra di Sarnico con lesene e semplici ornamenti. Elegante e slanciato è il campanile con cella campanaria tuttora in funzione. L’interno contiene discreti affreschi dell’epoca e stucchi di stile settecentesco. Dalla piazza della Chiesa si può scendere alla riva del lago e ai resti delle terme romane. Sulla collina intorno alla chiesa e al monastero cluniacense si formò il primo nucleo storico di Clusane.

Con la costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Cristo Re tra il 1932 e il 1935 iniziò il moderno sviluppo urbanistico di Clusane e, in concomitanza, anche l’attività di ristorazione e il piatto tipico della “Tinca al forno con polenta” acquistò fama.

Recentemente, la Chiesa Vecchia è stata adattata a sala per gli incontri della comunità: manifestazioni, convegni, concerti e rappresentazioni teatrali.

6 Chiesa di Santa Maria Assunta - Paratico

La parrocchiale di Santa Maria Assunta sorge sulla sommità di un poggio al centro di Paratico. Santa Maria è ricordata tra le chiese della diocesi bergamasca fin dal 1260, ma ciò che oggi possiamo ammirare è frutto di un progetto architettonico iniziato nel 1894 e concluso nel 1904 a firma di Virginio Muzio, uno dei più validi professionisti lombardi del tempo. Il campanile a sezione quadrata è provvisto di un’ampia cella campanaria dove sono allogate le otto campane, consacrate nel 1983. La targa marmorea con la dedica della chiesa a Maria Assunta è contenuta nel timpano.

Lo spazioso interno della chiesa, a navata unica, termina in un lungo e articolato presbiterio; alla ricca decorazione della volta concorsero, nel 1903, Giovanni Ferraboschi per le parti decorative e Rodolfo e Luigi Gambini per le figure della navata e del presbiterio. Nella navata è notevole l’altare laterale in marmo nero intarsiato dedicato alla Madonna del Rosario. Le statue laterali in marmo, di San Domenico e Santa Caterina, sinuose e raffinate, suggeriscono la presenza della bottega dei Fantoni, che stipularono un contratto per l’altare nel 1763. La statua della Madonna, del 1925, è opera dell’artista Virgilio Vavassori.

Il presbiterio si compone di corpi architettonici di varie epoche. Nella volta sopra l’altare, l’affresco dell’Incoronazione della Vergine venne realizzato all’inizio del Seicento e pare risentire della cultura artistica del Malosso. Alla chiesa più antica appartiene anche la pala sul fondo dell’abside, una grande Assunzione della Vergine dipinta da Riccardo Simoncelli nel 1711.

L’altare maggiore è un’opera di notevole pregio e presenta gli elementi dell’altare realizzato nel Settecento in un adattamento compiuto forse intorno al 1878.

7 Parco delle Erbe Danzanti - Paratico

Un nome poetico rivela l’architettura informale e naturalistica del parco, un esempio di riqualificazione del territorio innovativa, fresca, elegante e mutevole. Aperto nel 2010, nasce su un'area di circa 12 mila metri quadrati, un tempo adibita al collegamento tra la chiatta e la ferrovia, oggi dismessa e divenuta sito di archeologia industriale.

Per rispettare la memoria del luogo, la paesaggista Cristina Mazzucchelli ha riconvertito quest’area impiegando materiali poveri e colori della terra, mentre le scelte botaniche rivelano l’esigenza di rendere interessante e prezioso lo spazio verde durante tutto l’anno, grazie ad un alternarsi di fioriture e di altri elementi ornamentali lungo il corso delle stagioni.

Mediante il mantenimento di un filo diretto fra passato e presente, che valorizza l'ambiente lacustre e la sua memoria storica, il Parco delle Erbe danzanti ha ricevuto una menzione speciale del Premio del Paesaggio promosso dal Consiglio d’Europa.

Il parco è suddiviso in stanze che si susseguono, interpretando ciascuna una differente espressione delle tante anime del luogo. Tra esse, il Giardino delle Aiuole Fiorite, caratterizzato da grandi contenitori rialzati di ferro che traboccano di erbacee perenni e graminacee ornamentali, e la stanza del pergolato d’uva americana, con viti e rose profumate.

Qui, inoltre, si uniscono due percorsi ciclabili, Brescia-Paratico a est e Urago d’Oglio-Paratico a ovest, e due camminamenti che, composti da una originale combinazione di pietra Luserna con porfido rosso, ricalcano la traiettoria dei vecchi binari del treno.

8 Chiesetta di San Paolo - Sarnico

La Chiesa di San Paolo sorge nella parte sommitale del centro storico di Sarnico. Edificata nel 1428, è verosimile che sia stata costruita su una chiesa più antica.

L’esterno presenta una facciata larga e bassa con portale barocco in pietra locale e due finestre ai lati.

La pianta, a navata unica divisa in tre campate, suggerisce che l’attuale aspetto sia derivato da un adattamento di precedenti strutture murarie. La campata centrale, infatti, con l’ingresso da un lato e l’altare maggiore dall’altro, sembra essere una sorta di ‘navata corta’ affiancata da due corpi di medesima estensione.

Funge da pala d’altare un affresco di un ignoto pittore bergamasco dell’ultimo quarto del XV secolo: raffigura la Pietà e i Santi Cosma e Damiano inseriti in una finta architettura che imita un trittico ligneo. L’opera è di alto livello qualitativo per la resa del corpo di Cristo, dal tenue incarnato, dei manti della Vergine e dei due medici, modellati con delicatissime velature di colore che restituiscono una reale consistenza materica del tessuto. 

Il culto dei santi Pietro e Paolo è testimoniato dall’affresco sulla parete di destra, dove i due apostoli sono inseriti in due cornici dipinte. Lo scorcio di paesaggio dietro le spalle di San Paolo risulta essere molto piacevole, sia per la presenza di edifici classici, sia per l’uso della prospettiva.

Durante i restauri del 1969 furono individuate due feritoie che facevano parte della cinta muraria del castello medioevale dei Marenzi. Sul muro di levante vi era una porta, ora murata, che portava presumibilmente a un piccolo cimitero. La copertura, probabilmente in legno, fu sostituita due archi in muratura a sesto acuto.

9 Palazzo La Rocchetta - Sarnico

Situato nella località di Castione, frazione del comune di Sarnico, il Palazzo “La Rocchetta” è una sontuosa dimora che sorge in una splendida conca naturale alle pendici del colle. Di proprietà Buelli, il palazzo fu costruito sui resti di antichi edifici con funzione difensiva.

Nel Cinquecento divenne abitazione signorile e nel Settecento subì una profonda ristrutturazione. Il giardino terrazzato offre una magnifica vista sulla valle dell’Oglio, sui paesi di Sarnico e Paratico e sulle colline moreniche della Franciacorta. Il palazzo si sviluppa su tre piani e presenta un elegante portale d’ingresso, un ampio portico e un grande loggiato al primo piano. Prestigiosi camini ed eccellenti affreschi decorano le sale interne, mentre i sotterranei ripercorrono antiche vie di fuga. Il cortile posteriore è circondato da un’incantevole zona rustica.

Dagli anni ’80 del Novecento, i terreni che circondano il palazzo sono sede di un’azienda vitivinicola gestita da Vanna Buelli: qui, il fiume Oglio, abbandonando il Lago d’Iseo, crea il microclima adatto sia per vini rossi quali il Merlot e il Cabernet Sauvignon, sia per i vitigni Pinot Bianco e Pinot Grigio, ma soprattutto per lo Chardonnay, protagonista dei più rinomati vini del mondo.

10 Villa Lanza - Predore

Affacciata sulle rive del lago a Predore, Villa Lanza è un rifacimento in stile Liberty di una dimora signorile edificata nel 1454 sulle rovine dell’antico castello di Predore, distrutto dalle guerre interne tra guelfi e ghibellini. L’unica testimonianza di questa fortificazione è la Torre Foresti del XIII secolo, soprannominata “torre dimezzata”. Essa porta con sé la leggenda della comproprietà di due fratelli Foresti, uno guelfo e l’altro ghibellino: secondo la tradizione la torre sarebbe stata smontata da uno dei due per fare dispetto all’altro.

Ancora oggi sono visibili i resti di questa costruzione, composta da blocchi bianchi e grigi intervallati da feritoie per le armi e sormontati da finestre ad arco per l’avvistamento. Sono ancora visibili anche due dei quattro merli su cui poggiava il tetto ligneo di copertura.

Superata la torre, una cancellata accoglie i visitatori e apre il loro sguardo alla vista dell’imponente edificio che svetta sul verde giardino, delimitato dagli ampi camminamenti ghiaiosi. Il parco della villa si compone di un giardino all’italiana, un orto, un frutteto, un’area archeologica e una grotta con l’ingresso al lago, vicino alla quale si staglia maestoso un esemplare monumentale di cedro del Libano.

11 Chiesa di San Colombano - Parzanica

La chiesa, dedicata a san Colombano abate, monaco irlandese del VI secolo, si trova ai limiti del borgo di Parzanica e il suo sagrato si apre ad una splendida vista.

Non si hanno notizie sulla fondazione. Dovette dipendere dalla pieve di Predore almeno fino al 1512, data che le fonti indicano come quella di fondazione della parrocchia e di consacrazione di un primo edificio.

La chiesa attuale sorse negli ultimi decenni del Settecento. Nel 1797 venne dotata del campanile, al cui vertice si trova la statua del santo patrono. Consacrata nel 1867, nel 1923 fu prolungata nella parte absidale su progetto di Luigi Angelini.

La facciata è di stampo neoclassico e, così pure, l’interno ad aula unica diviso in quattro campate.
Nella prima campata, a sinistra, il battistero conserva il Battesimo di Cristo dipinto a fresco da Aldo Locatelli nel 1946 entro cornice settecentesca in stucco; una cornice del tutto simile contiene a destra la pala dell’altare dell’Addolorata, una Pietà con i Santi Giovanni, Francesco d’Assisi e Luigi Gonzaga di ambito bergamasco del XVIII secolo.

Nella seconda campata sull’altare a sinistra la grande tela seicentesca raffigurante l’Annunciazione è firmata dal pittore Alessandro Bonvicini. Di fronte si trova l’altare del Sacro Cuore di Gesù, dotato di diverse sculture del Novecento: il Sacro Cuore di Alessandro Ghislandi, San Francesco d’Assisi di Angelo Righetti e San Colombano.

Nella terza campata l’altare del Rosario conserva un paliotto seicentesco intarsiato a motivi floreali in marmi policromi con un medaglione centrale raffigurante la Madonna del Rosario fra i santi Domenico e Francesco. L’ancona contiene i quindici Misteri del Rosario, databili al XVII secolo e una nicchia con la statua della Madonna del Rosario, opera di Giuseppe Stuflesser del 1964. Di fronte, l’altare di San Luigi Gonzaga presenta una cornice lignea settecentesca mentre la statua è opera del 1911 di Giovanni Avogadri.

L’altar maggiore, datato 1674, anch’esso proveniente dalla chiesa antica, ha un notevole paliotto a intarsi policromi che incorniciano il medaglione della Natività. Sul fondo la grande pala raffigurante San Colombano, della seconda metà del XIX secolo. Ai suoi lati due tele di ambito bergamasco del XVIII secolo raffigurano a sinistra I Santi Fabiano, Rocco e Sebastiano e a destra I Santi Antonio di Padova, Fermo e Antonio abate.

12 Chiesa di Santi Faustino e Giovita - Fonteno

La Chiesa dei Santi Faustino e Giovita si apre sulla piazza principale di Fonteno e raccoglie significative testimonianze della cultura artistica bergamasca degli ultimi decenni. L’attuale edificio, in stile neogotico lombardo, fu costruito al posto di una chiesa più antica e consacrato nel 1886.

L’interno ad aula unica è scandito in quattro campate su cui si impostano volte a crociera, affrescate con motivi goticheggianti e tondi raffiguranti Profeti dell’Antico Testamento e i Quattro Evangelisti. Grandi vetrate illustrate illuminano la navata.

Sulla controfacciata si trovano due dipinti provenienti dalla vecchia chiesa: un modesto affresco strappato con il Martirio dei Santi Faustino e Giovita e una Madonna col Bambino, Sant’Antonio di Padova e un offerente, databile a metà Seicento. Al di sopra, il grande trittico della Resurrezione del 1930.

A destra l’altare dell’Addolorata, realizzato in forme neogotiche, conserva una statua della Madonna Addolorata, mentre a sinistra si trova l’altare del Rosario, proveniente dalla vecchia chiesa parrocchiale. Di fronte si trova il battistero, realizzato nel 1940.

Nel presbiterio, è riconducibile alla bottega dei Manni l’altare seicentesco in marmo nero con ricchi intarsi policromi e un paliotto con medaglione raffigurante la Natività. Il raffinato intaglio del tabernacolo con la Deposizione è opera della bottega Fantoni di Rovetta di inizio Settecento. Infine, una cornice seicentesca in legno policromo e dorato contiene la pala con la Trinità e i Santi Faustino e Giovita.

13 Chiesa di San Nicola - Riva di Solto

Le origini della chiesa di San Nicola di Riva di Solto sono scarsamente documentate: si sa che originariamente dipendeva dalla pieve di Solto Collina, per poi divenire parrocchiale solo nel 1500.

Si presenta ai visitatori con una facciata tardo barocca. Se da fuori sembra una chiesa modesta, l’interno custodisce incantevoli volte e pareti riccamente affrescate: cornici, stucchi dorati con festoni, foglie d’acanto e intonazioni color pastello adornano le pareti.

Le tre navate copiosamente decorate conducono ad un’abside leggermente sopraelevata. I dipinti della navata centrale, quella più ampia, presentano dubbi di attribuzione dovuti a vari interventi che hanno forse snaturato le originali stesure.

Le medaglie nelle volte, dipinte dall’artista Marigliani, presentano scene della vita di S. Nicola di Bari e le virtù cardinali e, sopra il presbiterio, la figura del santo in gloria.

In controfacciata, spiccano le tele con il Sogno di Giuseppe e la Fuga in Egitto, databili alla seconda metà del 1600 e accostabili alla Presentazione al Tempio del pittore bresciano Pompeo Ghitti a sinistra.

Interessanti dipinti cinquecenteschi si conservano nella navata sinistra e, in quella di destra, si erge il settecentesco altare delle Reliquie, opera della bottega dei Selva, che accoglie alcuni preziosi reliquiari in lamina d’argento. 

Sulle pareti è possibile ammirare la Disputa di Gesù tra i dottori e la Resurrezione di Nicola Grassi, pittore di cultura veneziana. Chiude la navata la pala seicentesca dell’altare del Rosario, raffigurante Madonna del Rosario e santi circondata dai Misteri, realizzata nel 1614 da un pittore di ambito bergamasco.

14 Chiesa di Zorzino - Riva di Solto

La Chiesa di Santa Croce, dedicata ai Santi Ippolito e Cassiano Martiri, fu costruita tra il 1924 e il 1933 di fronte all’antica chiesa parrocchiale di Zorzino, divenuta troppo piccola per gli abitanti della frazione.

L’edificio è anticipato da un’ampia gradinata e sul lato sinistro si trova un porticato. La facciata presenta un alternarsi di pietra liscia e bugnata con lesene regolari, che scandiscono quasi geometricamente lo spazio; vi sono inoltre un frontone, che ospita il timpano spezzano, e un grande portale in pietra.

L’interno è a pianta rettangolare, con un’unica navata divisa in tre campate e quattro cappelle laterali comunicanti. La prima campata a sinistra, rialzata da due gradini, ospita il fonte battesimale in marmo nero. Nella seconda campata si trovano le cappelle dedicate alla Madonna del Santo Rosario (a sinistra) e al Santo Crocifisso (a destra).

La zona presbiteriale, coperta da volta a crociera e anticipata da un arco trionfale, è più piccola della navata e termina con il coro ligneo disegnato da Giovanni Muzio. L’altare in marmo nero policromo, già presente nell’antica chiesa che si trovava di fronte, è stato riadattato ed è attribuibile della bottega dei maestri intagliatori Selva.

15 Chiesa di San Rocco e Sant'Antonio Abate - Solto Collina

Non si conosce la data di costruzione della chiesa, ma viene menzionata negli atti della visita di S. Carlo Borromeo alla Pieve di Solto del 1575.

L’attuale facciata è scandita da quattro lesene su cui poggia una fascia orizzontale con oculo, sormontata dal timpano. Le nicchie ospitano due modeste statue in gesso dei Santi Rocco e Antonio abate. Sobrio è il disegno del campanile posto sul fianco destro.

L’unica navata, piuttosto lunga, e il presbiterio, sono coperti da una volta a botte poggiante su un cornicione.

Nella lunetta a sinistra del presbiterio si conserva l’affresco cinquecentesco, testimonianza della fase più antica dell’edificio, raffigurante la Pietà e i Santi Rocco e Antonio Abate.

All’interno della cornice neoclassica dell’altare si trova la tela con l’Assunta e i Santi Antonio Abate e Rocco del XVII secolo. Il dipinto è interessante per la plasticità del drappello di angeli che reggono in volo la Vergine.

Più modeste sono le decorazioni a secco alle pareti, che raffigurano finti medaglioni con angeli e ghirlande. Sulla parete destra è inserito un bassorilievo raffigurante la Madonna col Bambino. Nelle nicchie della navata sono poste le statue, pesantemente verniciate, dei Santi Rocco e Antonio Abate.

16 Chiesa di Santa Maria Assunta - Solto Collina

Documentata per la prima volta nel 1180 e consacrata nel luglio del 1471, la Chiesa di Santa Maria Assunta regala dal suo sagrato una magnifica vista sul Lago d’Iseo e su Monte Isola.

Si presenta come una struttura semplice e sobria tipica delle pievi valligiane, con decorazioni in pietra di Sarnico concentrate sul portale principale e sulla finestra sovrastante.

L’architetto bergamasco Elia Fornoni, nel 1908, avviò un progetto che, pur mantenendo l’impianto della chiesa, conferì all’interno una maggiore uniformità, secondo uno stile neo-settecentesco. Nuove cornici e intonaci rivestono ora le pareti interne, esaltando le cappelle laterali, le grandi arcate e la slanciatissima volta con ampie vele e luminose finestre.

Per quanto riguarda le raffigurazioni pittoriche, non si può non citare una delle copie di migliore qualità dello Sposalizio della Vergine dipinto da Romanino, accompagnata dall’Annunciazione della Vergine di Domenico Carpinoni.

Il pittore Giuseppe Riva sviluppò un ciclo di grande impatto decorativo, di un classicismo sobrio ed elegante, ri-decorando le volte della chiesa e del presbiterio con figure di profeti e scene della vita di Maria. La chiesa inoltre conserva opere e dipinti di varie epoche, quali l'Assunzione della Vergine, opera ultima di Giambettino Cignaroli, e la Madonna con Bambino di Gian Antonio Zonca.

17 Chiesa di San Defendente - Solto Collina

La Chiesa di San Defendente offre una straordinaria vista sul lago, da Lovere a Monte Isola, e sulla Corna Trentapassi, l’imponente e ripida montagna che domina la sponda bresciana. Per questo è tra i luoghi più amati di Solto Collina, meta di passeggiate e di una frequentata festa la prima domenica di luglio. La chiesa è attualmente gestita dal gruppo Alpini locale.

A partire dal 1574, documenti attestano lasciti per la costruzione o il rinnovamento dell’edificio, che venne custodito nei secoli da laici dimoranti nella struttura annessa alla chiesa.

La chiesa è orientata con la facciata ad ovest e il presbiterio a est. Sul lato destro vi sono il campanile e la sacrestia. In facciata quattro pilastri in conci bugnati di arenaria di Sarnico delimitano la porta, fiancheggiata da due finestre con una tripartizione che ricorda il prospetto della Chiesa di San Rocco a Riva di Solto. È probabile che la struttura corrispondesse originariamente ad un portico destinato ad accogliere i viandanti.

L’interno, spoglio, presenta una navata coperta da un tetto ligneo e il presbiterio, coperto da una volta a botte. L’unico altare in marmo nero di Riva con intarsi policromi, come la predella, è databile al Seicento. L’oratorio è stato spogliato della pala da un recente furto: la tela, una Madonna col Bambino fra i santi Defendente e Francesco, venne realizzata nel 1632 per intervento della famiglia Foresti.

18 Accademia Tadini - Lovere

La Galleria dell’Accademia Tadini è stata voluta dal Conte Luigi Tadini (1745-1829) per esporre al pubblico le opere d’arte raccolte tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento.

L’edificio fu costruito accanto all’antica residenza aristocratica affacciata sull’attuale Piazza Garibaldi, lungo la nuova strada che collegava Bergamo e Lovere. I lavori cominciarono nel 1821 con la costruzione della cappella, proseguirono con il palazzo e furono completati entro il 1827; l’anno successivo la Galleria aprì al pubblico. Allo scenografo teatrale Luigi Dell’Era si deve la decorazione dei soffitti e delle pareti, che aveva lo scopo di creare una cornice degna della collezione.

La visita comincia dalla cappella al centro del giardino, costruita per ospitare la Stele Tadini, una tra le ultime opere di Antonio Canova, scolpita tra il 1819 e il 1821 per onorare la memoria di Faustino, figlio del Conte, prematuramente scomparso nel 1799.

La collezione è esposta al piano nobile dell’edificio. Dopo la scenografica Galleria delle Armi, il Gabinetto delle Antichità ospita la raccolta archeologica acquistata a Napoli nell’ultimo decennio del Settecento. Due sale raccolgono preziosa raccolta di porcellane orientali e occidentali. Concludono il percorso la biblioteca e uno scenografico balcone che permette di ammirare il paesaggio lacustre. Al centro del museo, la grande sala destinata ai concerti, ospita, dal 1927, una prestigiosa stagione musicale con interpreti da tutta Europa. Seguono le sale dedicate all’esposizione dei dipinti.

Negli anni delle soppressioni delle istituzioni religiose, Luigi Tadini comprò dipinti provenienti da Crema, nel tentativo di fare del “Museo Tadiniano” una sorta di documento della storia della città. Entrarono così nella raccolta le pale d’altare di Pàris Bordòn, Vincenzo Civerchio e Aurelio Gatti. Intorno al 1810 il Conte spostò i propri interessi verso la pittura veneta: arrivarono quindi i capolavori di Jacobello di Bonomo, Jacopo Bellini, Palma il Giovane e Pietro della Vecchia. A questi si aggiunsero opere di maestri della scuola veronese come Francesco Benaglio, Giovanni Caroto, Domenico Brusasorzi, e significative testimonianze della pittura lombarda del Seicento come le due tele di Carlo Francesco Nuvolone.

Il secondo piano ospita il Museo dell’Ottocento, nato dalla raccolta di cimeli garibaldini di Giovanni Battista Zitti, in seguito arricchita da altre famiglie loveresi. Di particolare importanza le opere donate da Francesco Hayez ai nipoti Enrico e Carlotta Martinolli Banzolini, tra cui lo straordinario Ecce Homo, tra le ultime opere dell’artista. Due sale raccontano l’avventura del pittore loverese Giorgio Oprandi, che in una serie di opere fissa i paesaggi africani percorsi con il proprio camper tra il 1923 e il 1935.

Conclude il percorso una raccolta di arte moderna e contemporanea, che comprende una documentazione della cultura artistica italiana ed europea del secondo dopoguerra, fino ad anni recentissimi.

19 Santuario delle Sante Loveresi - Lovere

L’Istituto delle Suore di Carità venne fondato da Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa nel 1832, canonizzate da Papa Pio XII nel 1950: la loro opera caritatevole è ispirata a San Vincenzo de’ Paoli e si inserisce nel filone del cattolicesimo sociale lombardo del XIX secolo.

Negli ambienti di casa Gaia, prima sede dell’Istituto, fu ricavata una cappella, inaugurata nel 1835. Detta anche “cappella delle origini” accolse nel 1843 le spoglie della Capitanio e nel 1858 quelle di Gerosa.

Nel 1926, in occasione della beatificazione della Capitanio, si iniziò a pensare ad una nuova chiesa e fu deciso di edificarla accanto a casa Gaia. Il 1° luglio 1931 fu posta la prima pietra del nuovo edificio che venne consacrato il 1° ottobre 1938 con la dedicazione a Cristo Re dei Vergini in onore delle fondatrici.

Rivestita di granito rosa, la struttura è dominata all’esterno da uno slanciato campanile e da due scale porticate, decorate da mosaici della Scuola Vaticana.

L’ingresso e gli altari sono illuminati da vetrate eseguite da Costantino Grondona.

L’interno presenta una pianta quadrata che racchiude una croce greca a tre navate, di cui una centrale più ampia, scandita da quattro grandi colonne, che sorreggono archi a sesto acuto con volte a crociera, decorate da mosaici con la raffigurazione delle Dieci Vergini.

La ricca decorazione di pitture e mosaici è carica di riferimenti simbolici e richiami alle sacre scritture; mentre la parte figurativa presenta un corteo di vergini e martiri e si conclude nei grandi affreschi dell’abside, dominati al centro da Cristo Re che incorona le Sante. Di Marigliani sono le quattordici stazioni della Via Crucis. Di Pasquale Arzuffi sono i dipinti murali celebrativi delle due sante. Sul fondo della navata centrale, Cristo sul trono della croce benedice le opere di carità ai bambini e agli ammalati; sopra l’ingresso nella navata di sinistra la Morte di Santa Bartolomea e nell’arcata di fronte Santa Vincenza predice a una suora malata che morirà prima di lei. Le opere sono improntate a una spiritualità semplice e contenuta, in sintonia con il carisma delle due sante.

Nelle absidi laterali sono venerate le reliquie delle sante, a sinistra Bartolomea e a destra Vincenza. Al centro l’altare maggiore accoglie un rilievo con la Deposizione di Cristo. Sulle pareti del presbiterio Umberto Marigliani dipinse a sinistra la Moltiplicazione dei pani e dei pesci, e a destra le Nozze di Cana.

20 Palazzo Bazzini - Lovere

Palazzo Bazzini sorge elegante e maestoso a fianco della basilica di S. Maria in Valvendra, proprio di fronte all’ingresso laterale della stessa.

La famiglia Bazzini, originaria di Clusone, era presente a Lovere sin dagli inizi del Quattrocento. Famiglia che si arricchì attraverso la produzione e commercio del panno di lana e con il ferro.

Raggiunse il massimo splendore nella seconda metà del XVI secolo, grazie alle fortune militari di Adorno, gentiluomo alla Corte dei Farnese di Parma e capitano di ventura che ottenne dal Papa il titolo di Conte.

Da lui commissionato, l’edificio ha un carattere severo ed imponente nello stile “eroico” tipico della fine del Cinquecento. È composto da un corpo centrale e due ali laterali. Il portale d’ingresso è sovrastato da una finestra con pilastrini e poggiolo. Internamente si trovano molti ambienti affrescati. Il Salone del Camino a pianoterra presenta la decorazione dei primi decenni del Seicento con scorci architettonici di palazzi e ville. L’appartamento al primo piano, ristrutturato nella prima metà dell’Ottocento, fu decorato in stile neoclassico dal pittore Giambattista Salvatoni. La stanza più significativa è la Sala degli Egizi affrescata con motivi in stile impero.

21 Basilica di Santa Maria in Valvendra - Lovere

Santa Maria in Valvendra, la chiesa più grande della diocesi di Brescia, fu voluta dalle famiglie del borgo, che si erano notevolmente arricchite con il commercio del noto panno di Lovere.
A partire dal 1473 iniziò l’imponente erezione della chiesa, per la costruzione della quale fu necessario deviare il torrente Valvendra, da cui prende il nome. La chiesa, consacrata il 2 agosto 1520, presentava uno stile gotico, che con le ristrutturazioni dei secoli seguenti è stato modificato in rinascimentale.
L’esterno presenta una facciata spoglia preceduta da un portico con volte a crociera.
L’interno è suddiviso in tre navate da due file di colonne.
La navata centrale, coperta da una volta a botte, è interamente affrescata dal Ferramola nel 1514 con una decorazione a cassettoni sulla volta, una grande Annunciazione sulla fronte dell’arco trionfale, i Dodici Apostoli e i simboli degli Evangelisti sopra le colonne, i Padri, Dottori della Chiesa e Teologi nella cornice.
Le navate laterali, coperte da volte a crociera, presentano finte architetture che accolgono figure di Profeti e Sibille, realizzate nel 1594.
Le nove cappelle disposte sul lato sinistro, chiuse da cancellate di ferro, furono edificate tra il primo e il secondo decennio del Cinquecento. Tra le opere qui conservate si segnalano gli affreschi della seconda cappella, dedicata alla Trinità, realizzati nel 1580; quelli della quarta e quinta cappella, dedicate a san Giuseppe e all’Immacolata, realizzati nel 1544 e nel 1535 da Andrea da Manerbio e, infine, i dipinti della cappella di San Francesco, compiuti da Gian Giacomo Barbelli nel 1647.

Il presbiterio, chiuso da una maestosa cancellata, si articola in due campate che terminano nell’abside poligonale. Le pareti sono affrescate con fantasiose architetture realizzate da Ottavio Viviani tra il 1645 e il 1646 e con scene di carattere mariano che culminano nell’Incoronazione della Vergine di Ottavio Amigoni nella volta della campata mediana. Sulla parete sinistra è collocato l’organo, realizzato nel 1518 per il Duomo Vecchio di Brescia e trasferito a Lovere nella seconda metà del XVII secolo. La cassa, opera di Stefano Lamberti, si caratterizza per le ante dipinte all’esterno da Floriano Ferramola con l’Annunciazione e all’interno da Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, con i Santi Faustino e Giovita, patroni di Brescia, capolavoro della pittura bresciana del primo Cinquecento.

L’altare maggiore in marmo, realizzato da Andrea Fantoni nel 1719-20, presenta un tronetto per esporre l’eucarestia. Sul fondo la pala, contenuta entro una grandiosa cornice in legno dorato risalente al 1592, raffigura l’Assunta e venne realizzata dal pittore Tommaso Bona. Il coro ligneo cinquecentesco con tarsie alla certosina è opera di Clemente Zamara.

22 Santuario Madonna della Torre - Sovere

La costruzione del santuario originale risale all’anno 801, per volere dell'imperatore Carlo Magno. Nel 1300, quando l’Italia era contesa tra i Guelfi, sostenitori del papato, e i Ghibellini, sostenitori dell’Impero, devastazioni, incendi e guerre non risparmiarono il paese di Sovere, così come l’intera provincia di Bergamo.

La storia non ci tramanda molti documenti, ma sappiamo con certezza che il titolo di “Madonna della Torre” attribuito a questo santuario, risale ad un fortilizio militare ghibellino contro i terribili Guelfi. La chiesa, devastata e abbandonata, fu ricostruita nel 1598.

Le opere note al suo interno sono molteplici: l’Altare Maggiore e il pulpito realizzati dai Fantoni, l’Annunciazione del Cavagna, i quadri nell’abside di Carpinoni, e molto altro ancora, tanto che si parla del santuario come di una vera e propria Pinacoteca d’arte.

All’esterno un alto campanile con cinque campane richiama i fedeli, accolti all’interno da volte a crociera ornate da stucchi secenteschi, medaglie, tele, dipinti e simboli mariani.

23 Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli - Bossico

Si presume che la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo sia stata costruita intorno al 1500. L’unica data certa di cui disponiamo è il 1520, in cui ottenne l’autonomia.

In quel periodo era costituita da una piccola costruzione in stile romanico con tetto a capannuccia. Circa 200 anni dopo fu allungata, come testimoniano le misure dell’abside e del presbiterio, che infatti non risultano proporzionati alla navata.

Le colonne e il capitello del portale d’ingresso, insieme ai primi quattro altari, costituiscono la parte più antica della chiesa: di notevole pregio è l’unico affresco, quello della Madonna della Rondine, posto al secondo altare di sinistra.

Gli altri altari, presenti ai lati della navata, sono costituiti da pale lignee di particolare bellezza e importanza in quanto la maggior parte sono di scuola fantoniana.

L’altare maggiore è un piccolo gioiello grazie anche suoi marmi bianchi a intarsi con motivi floreali tipici del periodo barocco, ma non dobbiamo dimenticare che le sculture degli angeli sono tutte di scuola fantoniana, come anche la macchina del triduo.

Notevoli sono i dipinti che vi si possono ammirare: alcune tele di Palma il Vecchio e del Cignaroli e un pregevole affresco della scuola del Giambellino.

24 Chiesa di Santo Stefano - Costa Volpino

La chiesa di Santo Stefano domina la sommità del colle di Volpino, in una posizione strategica per il controllo della Valle dell’Oglio. Il piccolo sagrato venne reso ancora più stretto alla fine dell’Ottocento, quando la chiesa venne quasi raddoppiata in lunghezza.

L’edificio attuale venne aperto al culto nel 1756 e appare come una sedimentazione di opere e interventi, con il recupero di arredi e dipinti dalla parrocchiale antica e la realizzazione di arredi liturgici e architettonici dalla metà del Settecento agli anni Trenta del Novecento.

Il presbiterio, con le belle decorazioni architettoniche in stucco settecentesche e il pregevole arredo marmoreo, è frutto di una campagna di abbellimento avviata nell’ultimo decennio del Seicento.

A sinistra del presbiterio la cappella del Rosario, con modesto altare ottocentesco, accoglie una pala seicentesca con la Madonna col Bambino e i Santi Domenico, Caterina e Stefano, circondata dalle tele dei Misteri del Rosario: merita attenzione lo splendido paesaggio lacustre in cui in una luce temporalesca si coglie il profilo della costa di Lovere, con Volpino e le altre alture fortificate e punteggiate di chiese.

Gli altri altari risalgono alla fine dell’Ottocento: quelli del Sacro Cuore e della Madonna di Lourdes, dal sobrio linguaggio classicista, e l’altare di San Giuseppe, che recupera invece un garbato gusto settecentesco.

25 Chiesa di San Martino di Tours - Marone

La parrocchiale di Marone si affaccia direttamente sul lago, preceduta da un ampio sagrato che un tempo scendeva verso la riva. Dedicata a San Martino vescovo, divenne sede parrocchiale fra il 1532 e il 1572, con lo spostamento del titolo da San Pietro apostolo di Pregasso.
Nel 1710, su progetto dell’architetto Bernardo Fedrighini, fu ingrandita per contenere tutta la popolazione e consacrata nel 1754. L’attuale torre campanaria è del 1877 e sostituisce un campanile più antico, abbattuto perché al completamento della costruzione settecentesca risultò più basso della facciata.

L’esterno è piuttosto semplice. L’interno è ad aula unica, con volta a botte, sei altari, otto nicchie contenenti statue dei Padri della Chiesa e abside semicircolare. La decorazione è stata realizzata in diversi periodi: gli stucchi sono perlopiù della metà del Settecento e gli altari vanno dal secolo XVII al XIX; alcuni furono ristrutturati nel 1941. Gli affreschi della volta, dell’arco santo e del presbiterio furono eseguiti nel 1740 dal bresciano Domenico Voltolini e dai suoi collaboratori. Raffigurano, entro pregevoli stucchi bianchi e dorati: San Martino in gloria, Episodi della vita di San Martino, l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi, il Compianto sul Cristo morto, l’Assunzione, la Cacciata di Eliodoro, e angeli recanti vari simboli.

Di Voltolini sono anche le pale della Sacra Famiglia con i Santi Antonio di Padova e Ignazio di Loyola, e dell’Ostensione della Croce con santi, martiri e angeli, così come i piccoli affreschi entro cornici in stucco all’imbocco delle cappelle, molti dei quali ridipinti. Nell’abside, la smagliante pala con l’Immacolata e i Santi Martino, Pantaleone, Carlo Borromeo e Antonio abate è stata attribuita a Giuseppe Tortelli di Chiari.

L’altare marmoreo della cappella maggiore è fra le opere più rilevanti dello scultore bresciano Antonio Calegari e comprende il medaglione del 1742 con il Sacrificio di Isacco, due angeli oranti e i due santi che affiancano il tabernacolo.

26 Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano - Zone

Forse non molti sanno che Zone, conosciuto come il paese delle piramidi, non custodisce solo un raro fenomeno di erosione che trova pochi eguali nel mondo, ma anche un piccolo scrigno dove arte e tradizione si fondono con il rigoglioso territorio circostante: è la Chiesa di San Cassiano!

Il viaggio nel tempo comincia dalla suggestiva rampa dove sorgono otto cappellette, costruite nel secondo dopoguerra come ex-voto, che conducono alla chiesa. Quieta e paziente, è immersa nei prati da cui si possono ammirare l’imponente Monte Guglielmo e le dolci acque del Lago d’ Iseo.

Nel Cinquecento questi prati erano chiamati fora, che in latino significa mercato, e si presuppone che il sito venisse utilizzato come mercato durante l’alto Medioevo, offrendo ai viandanti un luogo di riparo e di ristoro.

La chiesa fa parte, infatti, di quegli insediamenti di tipo caritativo nei pressi dell’antica rete viaria, oggi nota come Antica Strada Valeriana. Infatti, quale modo più efficace per far giungere il Cristianesimo negli angoli più remoti, se non offrendo insieme la possibilità di culto e l’offerta caritativa?

All’esterno, la struttura si presenta in tutta la sua semplicità ma, una volta varcato il portone, si resta stupiti davanti alla ricchezza decorativa dell’unica aula completamente affrescata. Sono rappresentate le Storie della Passione di Cristo, dall’entrata trionfale in Gerusalemme alla discesa negli inferi per liberare i patriarchi. Questi affreschi quattrocenteschi, di autore ignoto, sono collegabili alla bottega di Floriano Ferramola.

Nei secoli, la centralità del culto mariano prese il sopravvento nella devozione popolare sul santo titolare, per cui dal Settecento l’oratorio è denominato Madonna di San Cassiano.

27 Chiesa di San Zenone - Sale Marasino

La Chiesa di San Zenone, dedicata al santo protettore dei pescatori, costituisce uno degli esempi più importanti di arte settecentesca sul Lago d’Iseo, un vero e proprio tempio della bellezza, invaso dalla luce e da una rara semplificazione dello spazio.

Il 1700 rappresenta per la cultura artistica bresciana una stagione di grandissima apertura, grazie all’arrivo e alla collaborazione di artisti forestieri, che danno inizio ad un periodo di profondo rinnovamento. Vengono abbandonati i tratti pesanti e i colori forti e intensi del Barocco per abbracciare tratti delicati, graziosi, eleganti e luminosi tipici del Rococò. 

L’interno, che imita la struttura del Duomo Nuovo di Brescia, presenta una pianta centrale a croce greca: è scandito in tre navate e sormontato da una cupola, il cui alto tiburio è visibile anche dall’esterno.

Straordinaria è la ricchezza delle decorazioni murali: le opere di Pompeo Ghitti, artista natio del Lago d’Iseo, si alternano alla tela con San Carlo Borromeo dei milanesi Fiammenghini, alla grandiosa pala dipinta da Giovan Battista Sassi e alle statue lignee di Grazioso Fantoni.

Un lavoro a più mani capace di mettere in risalto la straordinaria bellezza di questa chiesa.

28 Ex Chiesa dei Disciplini - Sale Marasino

La chiesa è nota fin dalle origini come “Oratorio dei Disciplini”.
I Disciplini, detti anche Disciplinati o Disciplinanti e presenti in tutta la Lombardia dal Medioevo fino alla fine del Settecento, prendono il loro nome dalla cosiddetta “disciplina”, la frusta che utilizzavano per autoflagellarsi. Si trattava di una pratica penitenziale volta ad espiare i propri peccati e a condividere le sofferenze di Cristo.

La prima notizia storica della chiesa si trova in un documento del 1521, con il quale il Vescovo ausiliare Filippo de Vecchi stipula l'atto di insediamento della confraternita dei “Disciplini” dedicata ai Santi Pietro e Paolo, all'interno di quella che viene definita come la “chiesa campagnola di San Pietro…fuori dalla zona della riva di Sale Marasino”.

L’edificio ospita quello che, erroneamente chiamato “matroneo”, è in realtà un vero e proprio oratorio superiore, e la rende una chiesa “doppia”. L’oratorio aveva la funzione di consentire lo svolgimento, in contemporanea, sia delle funzioni religiose, sia delle attività tipiche dei Disciplini, che spaziavano dalla lettura dei salmi a vere e proprie celebrazioni riservate. Con ogni probabilità, lo spazio veniva usato anche per i pasti comunitari, parte integrante della vita associativa. Il matroneo, inoltre, era la parte della chiesa che nel Medioevo era riservata alle donne: non sempre, infatti, uomini e donne potevano stare vicini durante le celebrazioni.

Nel catino dell'abside è presente un affresco di grande impatto visivo, opera di Antonio Guadagnini del 1856, che rappresenta l'intercessione dei Santi alla Santissima Trinità. Il dipinto venne commissionato come ex voto per la cessazione dell'epidemia di colera che aveva imperversato sul Sebino sia nel 1836 che nel 1855.
Al centro dell'opera è raffigurata la Trinità: in alto la colomba che rappresenta lo Spirito Santo, appena sotto Dio Padre e Cristo, che si indica il costato. Accanto a Cristo, la Vergine inginocchiata in atteggiamento di preghiera, seguita dai Santi Pietro, Paolo e San Carlo Borromeo e, un poco più indietro, San Rocco.

È evidente la volontà di fare omaggio alla storia della chiesa: i Santi Pietro Paolo e Rocco, titolari della chiesa e della confraternita, e San Carlo Borromeo, il riformatore della confraternita stessa.  A sinistra un angelo depone ai piedi di Cristo una frusta, a simboleggiare la fine del “flagello” del colera.

29 Isola di Loreto - Monte Isola

La piccola Isola di Loreto, a nord di Monte Isola, è abitata da molti secoli. Alcuni reperti, forse di origine romana, e molte monete databili tra il 1100 e il 1781 documentano la continuità dell’insediamento sull’Isola.

Parallelamente all’insediamento francescano a San Paolo, alla fine del XV secolo l’isola diventò proprietà delle Suore di S. Chiara, che si sarebbero insediate nel monastero fondato nel Duecento da Bertrada Oldofredi.
Nel 1575 Carlo Borromeo ordinò la chiusura del complesso. L’abbandono dell’isola ne determinò la rapida decadenza, tant’è che nella visita apostolica del 1578 si descrive sull’isola una piccola chiesa priva di arredi, mal tenuta da un eremita: Fra’ Agricano. Nel 1696 Vincenzo Coronelli la descrisse come proprietà degli eredi del conte Alessandro Martinengo e annotò: “Non vi sono che alcune stanze, chiesa e romitorio diroccati”. L’isoletta rimase per lungo tempo un luogo abbandonato su cui sostavano solo i pescatori.

Molti furono i cambi di proprietà fino a quando la duchessa veneziana Felicita Bevilacqua lasciò l’isola all’Opera Pia Asilo Bevilacqua di Verona, che la vendette nell’ottobre 1900 al capitano della marina Vincenzo Richieri di Sale Marasino. Sui resti esistenti, l’acquirente fece costruire dall’architetto Luigi Tombola l’odierna villa, cercando di ricrearne un piccolo castello in stile prevalentemente neoromantico, reso ancora più affascinante e misterioso dalla folta vegetazione di pini, cedri e piante esotiche.

Da un porticciolo con due torrette agli angoli, di cui una con funzione di faro, si risale alla villa che ha una pianta rettangolare ed è alta due piani. La villa è di aspetto molto suggestivo grazie alla torretta, alle merlature, a muri di pietra chiara e ad una visione prospettica che si può godere dall’esterno, dato che si erge su di uno scoglio a strapiombo sul lago emergendo dal rigoglioso giardino.

Nonostante le sue piccole dimensioni, è innegabile che l’Isola di Loreto sia un luogo di grande seduzione, che nel corso della sua storia ha ispirato artisti e poeti, come lo scrittore Costanzo Ferrari che lo scelse per l’ambientazione di alcuni passi del suo romanzo storico “Tiburga Oldofredi”, pubblicato nel 1850, che ben documenta il romantico fascino delle rovine.

Oggi l’isola continua a fare bella mostra di sé con il castello, le torri merlate e le mura, e nel tempo è diventata il simbolo e l’immagine più famosa del Lago d’Iseo.

30 Chiesa di San Rocco - Masse (Monte Isola)

Nella frazione di Masse, un agglomerato di case agricole di origine altomedioevale, si trova la chiesetta dedicata ai Santi Rocco e Pantaleone medico, invocati contro le epidemie.

L’attuale chiesa, in origine con facciata a capanna, era luogo di culto per la popolazione impossibilitata a raggiungere la parrocchiale.
La facciata seicentesca si presenta con un pronao quadrangolare formato da due colonne con capitello dorico in pietra di Sarnico e chiuso da un cancelletto di ferro.
Sul lato sinistro è posta la torre campanaria con due piccole campane.
Superato il portale, sormontato da una piccola scultura di San Rocco, si entra nell’unica navata coperta con volta a botte. Sulle pareti laterali e nella volta della navata sono affrescati San Rocco nel bosco con angeli e cane, San Rocco guarisce dalla peste un cardinale, San Rocco in carcere confortato da un angelo, San Rocco in gloria, San Mauro salva San Placido e Martirio di San Fermo, attribuibili alla bottega dell’iseano Domenico Voltolini.
Il presbiterio quadrangolare è lievemente sopraelevato. L’altare di marmo nero poggiante su una predella presenta un paliotto di marmo rosa venato, delimitato da due colonnine a chiudere due ampie volute, con ampia cornice e decorazioni geometriche. Le decorazioni sono formate da due basamenti con testine d’angelo su cui poggiano colonne con capitelli corinzi. La cimasa spezzata ha sul fronte le sculture di Dio Padre e dello Spirito Santo fra due Angeli. La nicchia accoglie una splendida statua lignea di San Rocco databile alla fine del Cinquecento.

31 Castello Oldofredi - Peschiera Maraglio (Monte Isola)

Il Castello Oldofredi di Peschiera Maraglio si trova in posizione sopraelevata nella parte meridionale di Monte Isola e costituiva una delle fortificazioni difensive dell’isola.

Il primo documento che attesta la presenza di un castello a Peschiera è un atto notarile del 26 marzo 1488 firmato “in Peschiera di Montisola” nella “residenza degli Oldofredi”.

Nel 1497 ottenne qui ospitalità la regina di Cipro Caterina Cornaro durante il suo viaggio a Brescia e in provincia per incontrare il fratello Giorgio, da poco eletto podestà della città.

Tra l’Ottocento e il Novecento, il castello vide diversi passaggi di proprietà: prima gli Oldofredi Tadini, poi la famiglia Maraglio, dalla quale prende il nome la frazione stessa, e infine gli Agnesi. Attualmente la struttura è adibita a residenza turistica.

Il complesso è costituito da più corpi di fabbrica articolati intorno a una corte aperta sul lato meridionale. L’ingresso principale si trova vicino alla Chiesa di San Michele, ma è possibile raggiungere la corte anche dal lungolago risalendo una scalinata in pietra.
Il nucleo originario risale quasi certamente all’età medievale, ma nel corso dei secoli è stato più volte ristrutturato, sia internamente sia esternamente, per trasformarlo in residenza signorile.

Grazie ai recenti restauri sono state riportate alla luce diverse murature medievali e frammenti di dipinti murali tardo medievali. Al piano nobile sono presenti saloni con soffitti lignei dipinti del XVIII secolo.

32 Chiesa dei Santi Faustino e Giovita - Tassano (Sulzano)

Tra le case del borgo di Tassano, in posizione panoramica sul lago, sorge la chiesa dei Santi Faustino e Giovita, detta anche della Madonna.

La chiesa, edificata a partire dal XV secolo, presenta all’esterno un andamento non lineare. La facciata, rivolta a lago e posta sulla Via Valeriana, possiede un semplice portale e una finestra tonda; un angolo è smussato, forse proprio per questioni di viabilità. Sul lato nord, a ridosso dell’ingresso laterale, vi è un porticato.

Anche l’interno è irregolare, con un esteso presbiterio rettangolare e una navata composta da due campate piuttosto corte, separate da un arco che regge la travatura a vista; questo aspetto sembra confermare che la costruzione sia sorta facendosi spazio tra gli edifici preesistenti.

Sulle pareti del presbiterio si snoda un’insolita teoria di santi. Vi sono varie Madonna con Bambino, San Rocco (1530) e Sant’Antonio Abate, non è però spiegabile l’assenza dei santi patroni della chiesa. Gli affreschi, realizzati dalla fine del XV secolo al XVI inoltrato, mostrano diversi livelli qualitativi; dalle iscrizioni si comprende che i dipinti sono ex voto e in certi si leggono i nomi degli offerenti e le date di esecuzione.

Un affresco malridotto presenta entro un trittico la Vergine fra due sante: in quella a destra è riconoscibile Santa Faustina. Alle pareti è ora posta la pala dell’altare maggiore: è una discreta tela del 1640 con Assunta e Santi. Interessante è pure la piccola statua lignea della Vergine del XVIII secolo.

33 Chiesa di San Fermo - Sulzano

In una posizione appartata a picco sul lago, la piccola Chiesa di San Fermo aveva il compito di offrire riparo ai viandanti che attraversavano la Via Valeriana, un antico tracciato che abbracciava e percorreva l'intera Valle Camonica, dal Lago d'Iseo fino ad Edolo.

L’anno di costruzione dell’edificio non è certo, ma già nel 1180 la chiesa era registrata come dipendente dalla pieve di Sale Marasino. In origine la dedicazione era ai Santi Ippolito e Cassiano ma, verso la metà del XIX secolo, la chiesa venne consacrata a San Fermo, patrono delle attività agricole e del bestiame.

L’esterno presenta una facciata semplice, rivolta verso il lago, con tetto a spioventi, una piccola finestra rotonda, portale e finestre laterali in pietra di Sarnico. L’interno, invece, rivela un’unica aula che, coperta con tetto architravato, è adornata con piacevoli motivi che alternano colombe con ramoscello d'ulivo a decorazioni simili a nuvole.

Al centro dell’altare maggiore, incastonato in una cornice rettangolare, un modesto affresco mostra due angeli che reggono palma e corona, mentre la nicchia centrale conserva una statua di San Fermo molto peculiare: solitamente il Santo è raffigurato mentre regge lo stendardo con la figura del bue ma, in questo caso, si presenta con una spada, la corazza militare e l’elmo a terra.

Ai lati della cornice dell’altare maggiore sono presenti due finte nicchie con affrescati San Carlo Borromeo, sulla sinistra e un Santo martire militare, forse proprio San Fermo, sulla destra.

Gli affreschi, purtroppo malridotti, sono modeste opere del XVII secolo. Altre decorazioni a secco della navata sono, invece, del XX secolo, riconducibili a Vittorio Trainini.

34 Monastero di San Pietro in Lamosa - Provaglio d'Iseo

Fondata su un rialzo roccioso che domina le Torbiere, e legata anche nel nome alla natura paludosa del luogo, San Pietro è la più antica delle fondazioni cluniacensi del Sebino, tant’è che nel 2083 il monastero compirà 1000 anni.

Nel 1083, infatti, Teobaldo e Oprando de Tocingo, appartenenti all’aristocrazia lombarda, donarono la chiesa di San Pietro di Provaglio ai monaci benedettini di Cluny, che lì restarono fino al 1476, quando la chiesa assunse funzioni parrocchiali fino al 1800. Negli ultimi due secoli è stato la residenza di una famiglia aristocratica locale.

Restaurato negli ultimi anni del Novecento, il Monastero di San Pietro ha riacquistato l’aspetto originario, con l’abside medioevale, il campanile e la vasta navata centrale, ampliata a metà XVI secolo. Sono stati in parte recuperati gli affreschi che ornavano la chiesa, alcuni dei quali rivelano influenze del Gambara, del Foppa e del Romanino. Le primitive forme romaniche si notano meglio dall’esterno, nelle absidi e nelle finestre strombate. Pregevoli gli affreschi nell’attiguo oratorio di Santa Maria Maddalena, sede dell’omonima disciplina, narranti la vita di Gesù; ben conservata è la cappella barocca sul piazzale antistante la chiesa, che sembra ergersi per incanto dalle Lame retrostanti.

Il complesso monastico, cresciuto nei secoli intorno alla chiesetta originaria eretta intorno all’anno 1000, conserva straordinarie tracce della sua lunga storia.

Le cappelle della navata sinistra sono state costruite in successione nel tempo dal 1100 al 1500, rispettando lo stile architettonico del momento in cui venivano costruite. Troviamo, quindi, il romanico, il gotico e il rinascimentale, con cicli di affreschi di grande suggestione.

Sul lato destro della chiesa si trovano, invece, un organo del 1600 dall’aspetto imponente, che ricorda nelle forme la scuola del Fantoni, e la porta d’accesso al chiostro medievale, luogo simbolo della lunga permanenza dei monaci.

Dal sagrato della chiesa si può godere di una splendida vista sulla Riserva Naturale Regionale delle Torbiere del Sebino, dette “lame”, le paludi che i Cluniacensi si impegnarono a bonificare con l’uso di nuove tecniche agricole, dalle quali il monastero prende il nome.

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Churches and religious places

Cappella di San Rocco

Villongo

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Parish Church of Sant’Andrea

Iseo

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Church of Santa Maria in Valvendra

Lovere

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Church of Santa Maria della Neve

Pisogne

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Shrine of Santa Maria della Neve

Iseo

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Church of San Francesco

Iseo

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Church of San Fermo in Pilzone

Iseo

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Church of San Tommaso in Pilzone

Iseo

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Shrine of Lovere Saints

Lovere

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Church of San Giorgio

Lovere

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Shrine of San Giovanni in Monte Cala

Lovere

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Chapel of San Pietro

Lovere

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Convent of the Capuchin Friars

Lovere

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Church of San Martino

Sarnico

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Church of Santi Nazario e Rocco

Sarnico

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Little ex-Church of Nigrignano

Sarnico

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Little Church of San Paolo

Sarnico

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Little Church of Stella Maris

Sarnico

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Shrine of Madonna della Stella

Cellatica

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Chiesa di San Giorgio

Capriolo

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Convent of the Annunciation

Rovato

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Little Church of San Lorenzo

Castro

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Church of Natività di Maria

Castro

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Church of Santi Faustino e Giovita

Fonteno

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Church of Sant’Eufemia in Vello

Marone

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Church of San Martino di Tours

Marone

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Chiesa dei Morti in Vello

Marone

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Church of San Rocco in Masse

Monte Isola

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Church of Santa Maria Assunta

Paratico

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Church of San Pietro

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Church of San Colombano

Parzanica

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Little Church of San Mauro

Parzanica

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Little Church of San Rocco

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Shrine of Santissima Trinità

Parzanica

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Church of Santa Maria Assunta

Pisogne

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Church of San Lorenzo in Fraine

Pisogne

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Church of San Zenone in Gratacasolo

Pisogne

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Church of San Gregorio in Toline

Pisogne

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Church of San Giorgio

Predore

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Church of San Nicola

Riva di Solto

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Church of San Rocco

Riva di Solto

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Church of San Zenone

Sale Marasino